DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI GIOVANI RIUNITI NEL PALAEUR DI ROMA PER IL «GENFEST 1990»
Sabato, 31 marzo 1990
Carissimi giovani!
1. L’appuntamento quinquennale per il Genfest costituisce una significativa tappa programmatica per tutta la generazione nuova del Movimento dei Focolari. Sono lieto, perciò, di trovarmi qui con voi. Vi rivolgo il mio saluto e vi esprimo vivo compiacimento per questo convegno, che col numero dei partecipanti e con il loro festoso entusiasmo testimonia la fervida vitalità dei vostri gruppi, insieme con l’espandersi vivace e interessante del messaggio dei Focolari in tutto il mondo.
Il mio saluto va anche ai vostri amici, che seguono i lavori di questo incontro in collegamento radiofonico e televisivo. Desidero inoltre salutare in modo speciale Chiara Lubich e tutti i responsabili del Movimento.
2. L’argomento della presente manifestazione vi proietta verso il futuro con un sincero sentimento di attesa. Voi guardate, infatti, in avanti, bene attenti ai segnali e ai messaggi che la nostra epoca continua a proporre con i singolari rivolgimenti che la caratterizzano. Volete quindi scrutare il cammino che bisogna percorrere per raggiungere un “mondo unito”, nella consapevolezza che tale “ideale” va facendosi “storia”.
Davvero, questa sembra la prospettiva che emerge dai molteplici segni del nostro tempo: la prospettiva di un mondo unito. È la grande attesa degli uomini d’oggi, la speranza e, nello stesso tempo, la grande sfida del futuro. Ci accorgiamo che verso l’unità si sta procedendo, sotto la spinta di un’eccezionale accelerazione. Gli eventi, che stiamo vivendo, incalzano e si moltiplicano, provocandoci a formulare subito, senza esitazioni o pigrizie, risposte adeguate e originali.
La Chiesa guarda all’avvicinarsi del terzo millennio come a una scadenza fortemente impegnativa per una rinnovata evangelizzazione: il decennio appena iniziato si prospetta per i cristiani come un nuovo avvento, una tappa significativa dell’incessante cammino di Dio nella storia dell’umanità.
Nel vostro programma voi avete colto bene il valore delle prospettive che di giorno in giorno ci si propongono e ci stimolano. Riconoscete in esse un annuncio profetico, che si trasforma per le coscienze di tutti in un invito etico di grande portata.
3. Occorre essere attenti alla voce di tali messaggi, poiché l’occasione che Dio ci offre non dev’essere sprecata. Se la meta attesa e cercata da tutti gli uomini di buona volontà è l’unità, tocca a tutti, ma specialmente a voi giovani aprire l’animo verso quei sentimenti e quegli atteggiamenti che possono promuoverne la progressiva affermazione. A tutti, perciò, è domandato di educare la propria coscienza a sentimenti di rispettosa convivenza, di concordia, di fratellanza, giacché senza questi non è possibile attuare un vero cammino di unità e di pace.
A voi giovani cristiani, poi, è affidato il compito di testimoniare l’apporto della Chiesa a quest’opera di portata storica. La Chiesa vuole essere nel mondo un segno vivo dell’unità di tutto il genere umano e desidera ardentemente di “contribuire a costruire e a consolidare la comunità degli uomini secondo la legge divina”.
Se per costruire un “mondo unito” si richiede il superamento delle divisioni, delle incomprensioni, delle diffidenze e delle intolleranze, allora appare in tutta la sua verità e necessità l’immagine dell’uomo di cui Cristo ha tracciato il programma nel Vangelo. Di tale immagine la Chiesa è testimone e garante. Ad essa si rivolge il suo servizio. Ascoltatela, perché nelle sue parole voi potrete cogliere l’eco dell’insegnamento di Cristo.
In tale insegnamento il vostro programma è già in qualche modo enunciato e tracciato. Voi, giovani del Movimento dei Focolari, siete ben radicati nella fede che “a ciascuno di voi è stata data la grazia nella misura del dono di Cristo” e che il vostro compito è quello di “crescere in ogni cosa verso di lui, che è il capo, Cristo”: crescere in modo da edificare voi stessi nella carità, per “farvi imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminare nella carità, nel modo che anche Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per voi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore” (Ef 4, 7. 16; 5, 1-2). Solo impegnandovi in questa linea, carissimi giovani, voi potrete essere veri costruttori di unità.
4. Carissimi, non deludete tale appello. Siate consapevoli, nella luce della fede, che la via verso un mondo unito - che è la via della pace - è fondata sulla costruzione di rapporti solidali, e la solidarietà ha la sua radice nella carità. Solo aprendosi alla carità e accettandone le esigenti implicazioni, gli uomini e le donne del mondo che si va costruendo sapranno rintuzzare le suggestioni sempre in agguato dell’egoismo e volgersi ai loro simili con atteggiamento fraterno.
Voi, certo, non ignorate quanto costi il cammino faticoso della carità. Ve lo ricorda Cristo stesso dall’alto della croce. Ma voi sapete anche quanto sia esaltante recare un personale contributo alla promozione di una civiltà fondata su basi etiche veramente umane, una civiltà che si esprima come vera civiltà dell’amore.
5. Ovviamente, un simile ideale non può essere frutto del caso, né degli automatismi sociali, politici e tecnici. Esso dipende dalla buona volontà dell’uomo, di ogni uomo capace di arricchire la società col proprio servizio generoso e onesto. L’esperienza della storia dice chiaramente quanto sia rischioso sottostare alle illusioni delle ideologie distorte e, tuttavia, quanto insistentemente ritorni il loro richiamo, tanto a livello personale quanto a livello di società e di strutture.
Dio esige dagli uomini atteggiamenti precisi, affinché la carità abbia una sua storia nella costruzione dell’avvenire. Le speranze non vanno deluse, ma attuate mediante scelte che si ispirino alla verità, a valori etici corretti. Se voi giovani avrete il coraggio di chiedervi con sincerità: “Che cosa dobbiamo fare, affinché non domini su di noi il peccato dell’universale ingiustizia? Il peccato del disprezzo dell’uomo e il vilipendio della sua dignità, pur con tante dichiarazioni che confessano tutti i suoi diritti? Che cosa dobbiamo fare? E ancora: Sappiamo farlo?” (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VIII/1 [1985] 797), se saprete farvi queste domande, allora vi accorgerete che proprio Cristo vi chiama a seguirlo con carità veramente oblativa in un impegno operoso, in un progetto di servizio ai fratelli, che rispecchi il disegno di Dio Padre, desideroso di fare dell’umanità un’unica famiglia.
Il mio augurio è che anche voi sappiate rispondere, come i profeti e gli apostoli: “Eccomi, Signore, manda me”. Allora sperimenterete che è possibile dare senso e concretezza, credibilità e attuazione ai grandi valori che affascinano l’uomo di oggi e di sempre: la pace, la libertà, la giustizia, la solidarietà, lo sviluppo, la promozione di ogni uomo e di ogni donna. La via del mondo unito, voi lo sapete, passa per Cristo.
In voi tutti palpita il desiderio di un’autentica fratellanza; in voi è la certezza che essa si attua in Cristo e in forza del suo Spirito; in voi, ancora, è la convinzione che solo la parola del Vangelo potrà realizzare le attese del mondo nuovo. Sia perciò la parola di Cristo sulle vostre labbra, e diventi costantemente annuncio, buona novella per tutti gli uomini che incontrate e con i quali operate in amicizia.
6. Con tali auspici desidero incoraggiare il vostro lavoro, il valido programma educativo e formativo delle vostre comunità, la carica di fervore che intendete trasmettere a tutti i componenti dei Focolari, la chiarezza dell’ideale cristiano che intendete raggiungere nelle vostre coscienze.
Invoco per voi dal Signore l’abbondanza del suo Spirito, affinché abbiate il coraggio della speranza e sappiate leggere il valore della vostra vita e della vostra vocazione nella luce della parola di Dio che rimane in voi. Programmate il vostro futuro come apostoli di un mondo nuovo, che ha bisogno di voi e del vostro apporto. A tutti dite il vostro ottimismo, nonostante i mali e le ingiustizie, di cui pur fate esperienza ogni giorno. E se qualcuno vi chiede il perché della vostra fiducia, rispondete che la ragione del vostro ottimismo è Cristo, lui “il Primo e l’Ultimo, il Vivente”, lui che “era morto, ma ora vive per sempre” (Ap 1, 17-18)!
A voi tutti e ai vostri amici sparsi nel mondo imparto con affetto la mia benedizione apostolica.
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