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VIAGGIO PASTORALE IN BENIN, UGANDA E KHARTOUM

INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON I SACERDOTI, I RELIGIOSI, I SEMINARISTI ED I LAICI

Cattedrale di «Notre Dame des Miséricordes» a Cotonou (Benin)
Giovedì, 4 febbraio 1993

 

1. “Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero in mezzo ai pagani, cioè Cristo in voi, speranza della gloria” (Col 1, 27). È con gioia che riprendo le parole dell’Apostolo Paolo che abbiamo ascoltato durante l’ufficio della sera nella vostra cattedrale. Sacerdoti, religiosi e religiose, fedeli laici impegnati, che rappresentate tutte le diocesi del Benin, rendiamo grazie: “Cristo è in voi”. Vi ringrazio per la vostra calorosa accoglienza. Grazie a Mons. Monsi-Agboka per le sue parole di benvenuto. Sì, noi vogliamo rendere grazie perché, dopo i primi antichi contatti con il cristianesimo, la Chiesa è stata realmente impiantata nella vostra terra, a partire dal 1861, quando sono arrivati i Padri Borghero e Fernandez, mentre uno dei loro compagni aveva già dato la sua vita, unito alle “sofferenze di Cristo”. Tra i tanti operai del Vangelo, vorrei rendere omaggio ai primi vescovi, Mons. Dartois, Mons. Steinmetz e Mons. Parisot: essi hanno consolidato l’edificio e l’hanno affidato ai figli del Benin, che ben presto sono entrati nel sacerdozio e poi nell’Episcopato; penso a colui che Papa Paolo VI chiamò in seguito a Roma, il Cardinale Gantin, presente qui con me, e agli altri vescovi delle vostre sei diocesi qui riuniti.

2. Attraverso i delegati che riempiono questa cattedrale, vorrei incoraggiare tutte le comunità ecclesiali nel Benin nella loro fedeltà al Vangelo, come faceva san Paolo: “Purché restiate fondati e fermi nella fede e non vi lasciate allontanare dalla speranza promessa” (Col 1, 23). Queste parole sono rivolte ai laici, ai catechisti, ai vicepresidenti dei Consigli pastorali, ai responsabili delle opere e dei movimenti. Attraverso la loro testimonianza e il loro servizio, hanno avuto un ruolo considerevole per lo sviluppo e la vitalità della Chiesa in questa terra. La loro attività resta fondamentale nel popolo di Dio. Cari amici laici, continuate a servire le vostre parrocchie e le vostre diocesi, con la fede e la generosità che sono state un grande dono del Signore durante gli anni difficili. Ma non dimenticate anche che voi siete i primi a poter portare lo spirito del Vangelo nei vostri ambienti di lavoro, in tutte le strutture della società, per i gravosi compiti richiesti dalla ricostruzione della vostra patria. Attraverso la competenza, l’onestà e il disinteresse, i cristiani laici hanno il dovere di essere veri artefici del bene comune con tutto il loro popolo.

3. San Paolo ci dice che desidera annunciare Cristo “con ogni sapienza, per rendere ciascuno perfetto in Cristo” (Col 1, 28). Non sarebbe possibile esprimere in modo migliore lo scopo dell’evangelizzazione: “rendere ciascuno perfetto in Cristo”. Questo significa accogliere nel più profondo di se stessi i doni di Dio e sviluppare la sua vita spirituale. Un appello come questo riguarda tanto le persone impegnate nel sacerdozio o nella vita consacrata quanto i fedeli laici. Nessuno potrebbe sentirsi responsabile nella Chiesa senza avere la preoccupazione costante di attingere ispirazione e forza alle sorgenti della preghiera: la Parola di Dio, la Liturgia delle Ore, i Sacramenti, che costituiscono incontri essenziali con il Signore nella grazia redentrice, e in particolare l’Eucaristia, attraverso la quale si costituisce la comunità ecclesiale. Ciascuno, secondo le esigenze della propria vocazione, si lasci attrarre dal Signore, nell’a tu per tu della preghiera; si lasci guidare dalla Madre di Gesù, che conservava nel suo cuore le meraviglie della salvezza! Tutti si adoperino vicendevolmente ad accogliere la Buona Novella e a condividerla come il bene più prezioso, in famiglia, nella comunità e con i fratelli e le sorelle che ancora non la conoscono!

4. Religiosi e religiose, voi avete un compito particolare nell’evangelizzazione, perché siete chiamati a essere testimoni che si sono completamente donati. Io rendo grazie per la fioritura di vocazioni religiose in questo paese, e anche per la felice collaborazione tra coloro, uomini e donne, che sono venuti da altre parti del mondo, fin dalle origini della missione, e gli abitanti del Benin che a loro volta rispondono all’appello del Signore nei diversi Istituti locali e internazionali. Vivendo ciascuno secondo i diversi carismi dei vostri Ordini e Congregazioni, voi indicate la via di quella “perfezione in Cristo” alla quale noi tutti dobbiamo mirare, alla sequela di Paolo; la vostra vocazione vi conduce al dono totale di voi stessi per il Regno di Dio e vi rende testimoni, per i vostri fratelli e sorelle, dell’impegno coraggioso di tutta una vita al seguito di Cristo. Voi fate la vostra parte nelle diverse forme del servizio evangelico: il servizio della lode e dell’intercessione è in primo piano per la vita monastica, felicemente radicata nel Benin; per gli incarichi pastorali quotidiani, per l’educazione, la cura dei malati e dei poveri, i religiosi di vita apostolica sono insostituibili animatori e ottimi esempi. Continuate la vostra opera con la generosità della vostra consacrazione al Signore e sappiate quanto vi stima il successore di Pietro, in unione con i suoi fratelli nell’Episcopato. Vorrei ancora aggiungere che i religiosi africani, ricordando che la vita consacrata, nella forma monastica, è nata nel loro continente, possono offrire molto ai loro fratelli e sorelle di altre parti del mondo per la freschezza del loro impegno, del distacco dai beni materiali come pure per la semplicità dello stile di vita: sappiano che tutta la Chiesa conta su di loro!

5. E voi, sacerdoti, attorno ai vostri vescovi, voi garantite veramente l’esistenza della Chiesa attraverso le molteplici forme del vostro ministero che abbiamo celebrato ieri durante l’ordinazione. Grazie a Dio, i sacerdoti del Benin sono ormai i più numerosi del paese, mentre i primi sacerdoti del Dahomey ordinati sono già entrati nella pace del Regno. Desidero incoraggiarvi con affetto e fiducia: il vostro compito è gravoso, ma esaltante: per il popolo di Dio voi siete dispensatori di doni, guide e maestri nella fede. Questo esige da voi per primi una fedeltà sempre rinnovata, nell’amore del Signore e del prossimo: vivete il celibato come un segno essenziale della vostra disponibilità al servizio, della vostra spoliazione e della vostra libertà verso i beni materiali come pure riguardo al prestigio umano. Siate leali collaboratori dei vescovi, collaborate voi stessi con i laici in uno spirito aperto e rispettoso. Noi ci troviamo nella Cattedrale di Nostra Signora della Misericordia, e questo può ricordarci che il vostro deve essere un ministero di misericordia, di consolazione, di pacificazione, di unità. Voi siete, con tutto il vostro essere, segni della presenza vivificante e liberatrice del Salvatore.

6. Molte delle cose fin qui dette si riferiscono anche a voi, i seminaristi. È una gioia vedervi numerosi, la bella comunità di Ouidah – il seminario che mi dispiace di non poter visitare –, con i vostri amici in “propedeutica” e i più giovani che sono nei piccoli seminari. Seminaristi, voi vivete un tempo di formazione e soprattutto di discernimento: nel dialogo con i vostri maestri, sorretti dalla vita di comunità e dalla vostra intimità con il Signore nella meditazione e nella preghiera, cercate la verità della vostra vocazione. Siate totalmente disponibili ad accogliere la chiamata della Chiesa: è lei che, attraverso il Vescovo, attesta l’autenticità della vostra vocazione. Siate sacerdoti pronti al dono di voi stessi e, è necessario dirlo, al sacrificio: con la intrepida generosità della giovinezza, siate sensibili alle necessità dei vostri fratelli, a partire dai più emarginati; preparatevi a stare vicino a loro, come il Signore, poveri agli occhi del mondo e ricchi dei doni di Dio, che vi saranno affidati perché li trasmettiate. Siate pronti a resistere a molte tentazioni, a sopportare la vostra parte delle sofferenze degli uomini, come dice san Paolo, “in favore del corpo di Cristo che è la Chiesa” (Col 1, 24). Allora, sentirete il Signore dirvi: “Servo buono e fedele... prendi parte alla gioia del tuo padrone” (Mt 25, 23).

7. Alcuni rappresentanti di altre Comunità ecclesiali hanno desiderato raggiungerci stasera. Vi ringrazio della vostra presenza e vi saluto cordialmente. Auspico vivamente che voi continuiate i vostri incontri e la preghiera comune con i vostri fratelli cattolici. È buona cosa mettersi insieme in ascolto della Parola di Dio per esserne testimoni più credibili nel mondo. Come pure è utile associarsi per attuare una vera carità evangelica. Il Signore benedica i vostri cammini ecumenici!

8. Cari amici, sacerdoti, religiosi, religiose, fedeli laici, la vostra esperienza spirituale e pastorale contribuirà alle riflessioni del Sinodo dei Vescovi per l’Africa. Vi invito a pregare affinché queste assise siano feconde e stimolanti per la missione evangelizzatrice affidata alla Chiesa in questo continente. Questa vostra riunione è già un segno di speranza. Auguro che ciascuno di voi possa rispondere sempre meglio alla vocazione che gli è propria e possa dire della sua fatica, come l’Apostolo Paolo, “Per questo mi affatico e lotto, con la forza che viene da lui e che agisce in me con potenza” (Col 1, 29). In nome del Signore, vi benedico con tutto il cuore.

 



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