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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PELLEGRINI GIUNTI A ROMA
 PER LA CANONIZZAZIONE DI EUGENIO DE MAZENOD

Lunedì, 4 dicembre 1995

 

Cari Fratelli nell’Episcopato,
Cari amici Oblati di Maria Immacolata,
Cari Fratelli e Sorelle,

1. All’indomani del giorno in cui ho potuto elevare Monsignor de Mazenod alla gloria degli altari, è per me una gioia ritrovarvi e nuovamente accogliervi presso la tomba di San Pietro, per il quale egli nutriva grandissima venerazione.

Desidero innanzitutto rivolgere un cordiale saluto di benvenuto a tutti i membri della famiglia terrena di Sant’Eugenio de Mazenod. La canonizzazione del vostro congiunto nella carne, ora divenuto cittadino dei cieli e “concittadino dei Santi” (Ef 2, 19), ricorda a tutti l’importanza dell’educazione cristiana impartirla nelle famiglie sin dall’infanzia. Come è noto, vengono spesso citate le parole rivolte dal giovane Eugenio a uno zio che intendeva dissuaderlo dal diventare sacerdote: “E perché mai, zio? Non sarebbe un grande onore per il nostro nome estinguersi con un sacerdote?”. Fu la fede a ispirare questa frase, una fede destata e maturata grazie all’opera di genitori profondamente cristiani, animati dall’amore per Cristo e la sua Chiesa.

Famiglie cristiane, la vostra missione è fondamentale! Nella grande tradizione cui diede, in particolare, vanto San Francesco di Sales, Eugenio scriveva a sua sorella da poco sposa: “Il matrimonio è santo, non può quindi essere di ostacolo alla santità” (4.XII.1808, Scritti spirituali, XIV 92). Nel celibato consacrato come nel matrimonio, il Signore, il solo santo (cf. Is 6, 3), rende partecipi della sua santità.

2. Dal giorno della sua ascesa al seggio episcopale di Marsiglia, per Monsignor de Mazenod la sua famiglia fu tutta la sua diocesi. Desidero qui con piacere salutare la delegazione di pellegrini marsigliesi giunti sotto la guida di Monsignor Bernard Panafieu, e in particolare i giovani del Collegio de Mazenod. È a voi nota la cura con cui il Vescovo percorse e riorganizzò la sua diocesi subito dopo la scristianizzazione operata dalla Rivoluzione. Attraverso le visite pastorali, la fondazione di parrocchie e seminari, la riforma del clero, la celebrazione della liturgia, la predicazione alle folle e un immenso amore per i poveri, egli non smise mai di fare del popolo a lui affidato “una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una nazione santa” (1 Pt 2, 9).

Quasi quaranta anni di un ministero estremamente fecondo: una tale durata non sarebbe stata né possibile né immaginabile senza un profondo amore per la Chiesa. Sant’Eugenio doveva amare la Chiesa che Cristo voleva si presentasse “senza macchia, né ruga, né alcun difetto; la voleva santa e immacolata” (cf. Ef 5, 27). Per questo motivo aiutava tutti ad aprirsi alla Chiesa universale, a vivere in unione con il Vescovo di Roma, a essere solleciti verso i bisogni spirituali e materiali del mondo intero. Mai, nelle difficoltà che non gli furono risparmiate, perse la speranza.

3. La sua attività pastorale è una chiara testimonianza a favore della pace tra i figli e le figlie della Chiesa. Desidero cogliere questa occasione per salutare in modo del tutto particolare i pellegrini giunti dalla Corsica e guidati da Monsignor André Lacrampe. Il nuovo Santo che veneriamo aveva mandato degli Oblati di Maria Immacolata a Vico e ad Aiaccio per reggervi il seminario. Restate fedeli al suo spirito. Vi esorto vivamente nel vostro cammino di pace e riconciliazione. L’isola della Bellezza deve superare le divisioni, fonte di sofferenza. Invoco con sollecitudine l’intercessione di Sant’Eugenio per voi e per tutti gli abitanti della Corsica. Siate fedeli alla vostra profonda vocazione di uomini e donne ospitali, generosi e fieri della loro fede!

4. E voi, cari Oblati di Maria Immacolata, è per me una gioia ancora una volta incontrarvi e confermarvi nella missione ricevuta da Cristo per il tramite del vostro Fondatore. Sono trascorsi venti anni dalla sua beatificazione e nel corso di questi anni avete lavorato con ancora maggiore dedizione per conoscerlo meglio voi e farlo conoscere agli altri. Così come la vostra Regola vi esorta, continuate a “seguire le orme di Gesù Cristo” e, nel far ciò, a “cercare di essere santi”, camminando “coraggiosamente lungo le vie percorse da così tanti operai del Vangelo”.

Dinanzi a voi si apre un campo ancora vasto di apostolato: cosa stimolante e, al tempo stesso, impegnativa. L’evangelizzazione dei poveri continua a essere la principale preoccupazione della Chiesa. Come ho avuto modo di dire nella mia lettera enciclica Redemptoris Missio, l’attività missionaria vera e propria, ovvero la missione ad gentes, “si caratterizza come l’opera di annunzio del Cristo e del suo Vangelo, di edificazione della Chiesa locale, di promozione dei valori del Regno” (Redemptoris Missio, 34). La santità delle vostre vite vi rende zelanti missionari per l’evangelizzazione dei cristiani e dei non cristiani. Mi è ben noto il vostro entusiasmo. Continuate a dare priorità all’annunzio di Cristo, fedeli al vostro motto: “evangelizzare i poveri”. Grazie alla vostra vita comunitaria, alla fedeltà al vostro Fondatore, non cesserete mai di produrre frutti, come la presenza di molti Vescovi della vostra Congregazione chiaramente attesta.

5. Oltre alle persone consacrate anche i laici devono molto al nuovo Santo. Cari fedeli laici, voi che operate nelle attività apostoliche promosse dagli Oblati, vi rendete ben conto di tale collaborazione finalizzata a rendere sempre più incisivo lo sforzo missionario della Chiesa. Sant’Eugenio mirava a far sì che, in Cristo, ognuno potesse diventare un uomo completo, un cristiano autentico, un santo credibile. Quest’impegno sia pure il vostro. So che con animo generoso, molti tra di voi sostengono attivamente la missione degli Oblati grazie all’Associazione missionaria di Maria Immacolata. Attraverso la preghiera e la larghezza dei loro doni, essi apportano un significativo contributo all’opera evangelizzatrice intrapresa da Sant’Eugenio oltre un secolo fa. Continuate, carissimi Fratelli e Sorelle a ispirarvi sempre più alla spiritualità e al suo zelo missionario.

6. Desidero rivolgere un cordiale saluto di benvenuto ai pellegrini giunti dalla Polonia e da varie parti del mondo per la canonizzazione di Eugenio de Mazenod.

Questo grande Vescovo e Fondatore degli Oblati di Maria Immacolata ci è stato dato, attraverso la Chiesa, come esempio di eroica fede, di speranza e di amore. Il suo apostolato consisteva nel trasformare il mondo con la forza del santo Vangelo di Cristo. Seguiamo la strada che ci ha indicato Sant’Eugenio e possa l’amore per Cristo e per la Chiesa continuare a crescere in noi e a produrre frutti dello spirito.

7. Anche ai pellegrini tedeschi rivolgo un benvenuto di cuore. Avete una ragione particolare per gioire, perché quest’anno potete festeggiare il centenario della Fondazione della Provincia tedesca degli Oblati. La fondazione di nuove diocesi in Namibia, Sudafrica e America Latina è dovuta in particolar modo agli Oblati di origine tedesca. Proseguite su questa via tracciata da Sant’Eugenio. Sono felice di esservi vicino in questo con il pensiero e di sostenervi con la mia preghiera.

8. Vi saluto cordialmente, cari pellegrini di lingua spagnola. Siete venuti numerosi da lontano e tra voi vedo molti giovani. Sapete già che i giovani sono coraggiosi missionari di altri giovani. Per questo Cristo vi affida la missione di diffondere la Buona Novella della sua Risurrezione, specialmente fra i movimenti che seguono lo spirito di Sant’Eugenio.

Che il Signore susciti anche molte e sante vocazioni fra di voi!

9. Infine, saluto cordialmente tutti gli altri pellegrini qui presenti. Carissimi, vedete come la canonizzazione di un santo offra a Roma l’occasione di mostrare l’immagine della Chiesa universale.
Vi auguro di ritornare nei vostri Paesi pieni di fede e fiduciosi nell’avvenire della Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica.
Benedetto sia Dio che ci ha fatto sperimentare in questi giorni, a quale comunione d’amore chiama i santi e, per loro intercessione, “ogni uomo venuto in questo mondo” (Gv 1, 9)! Vi affido tutti a Sant’Eugenio de Mazenod, e di cuore imparto a ciascuno una speciale Benedizione Apostolica.

 

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