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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PELLEGRINI PROVENIENTI DALLA REPUBBLICA CECA

Sabato, 8 giugno 1996

 

Signor Cardinale,
Carissimi Confratelli Vescovi e Sacerdoti,
Religiosi e Religiose, miei Fratelli e Sorelle
di Boemia, Moravia e Slesia!

1. Vi sono molto grato per la vostra presenza tanto numerosa e gradita. Voi siete venuti a "restituire la visita" che, un anno fa, e precisamente nei giorni dal 20 al 22 maggio, ho compiuto nella vostra Patria.

Vi saluto tutti cordialmente, come in un grande abbraccio, con le stesse parole che vi ho indirizzato dopo aver posto piede, per la seconda volta, nella vostra Terra. Superabundo gaudio, vi dissi allora: "sovrabbondo di gioia nel ritrovarmi con voi, carissimi fedeli Boemi e Moravi: sacerdoti, religiose e religiose, seminaristi, diaconi permanenti, membri di Istituzioni laicali, giovani, e padri e madri di famiglia. Tutto il variegato mondo della Chiesa si è ampiamente dispiegato in questi anni, dando prova della tradizionale vitalità dei cristiani di questa terra generosa" (Giovanni Paolo II, Cerimonia di benvenuto all'aeroporto di Praga, 20 maggio 1995: Insegnamenti di Giovanni Poalo II, XVIII, 1 (1995) 1355). Sì, anche oggi, superabundo gaudio, sovrabbondo di gioia!

Saluto il Cardinale Miloslav Vlk e lo ringrazio per le parole che ha voluto rivolgermi a nome di tutti voi. Invio il mio deferente omaggio al Presidente della Repubblica, Signor Václav Havel, che ancora ringrazio per le molte attenzioni avute verso di me, sia nel 1990 che nello scorso anno. Saluto le Autorità qui presenti e quelle trattenute in Patria dai loro doveri.

Il mio affettuoso pensiero va ancora a tutti i vostri concittadini che non sono potuti venire a Roma, ma che sento spiritualmente presenti: in special modo i bambini, gli anziani, i malati. Chvála Kristu!

2.

La vostra presenza rinnova in me la memoria di quella breve, ma pur intensa permanenza tra di voi: il primo saluto all’aeroporto di Ruzynì; l’incontro ecumenico, nella Nunziatura Apostolica, con i rappresentanti delle varie Chiese e denominazioni cristiane; e la grande assemblea dei fedeli di tutte le diocesi della Boemia, riuniti in intensa e gioiosa preghiera nel grande stadio di Strahov, a Praga.

Ripenso con spirituale letizia alla canonizzazione, ad Olomouc, di Zdislava di Lemberk, santa educatrice, sposa e madre esemplare, taumaturga insigne, e protettrice dell’Ordine Domenicano, fin dai suoi primi inizi in terra Boema, e di Jan Sarkander, sacerdote e martire del sacramento della confessione, invitto assertore della fede nell’Eucaristia e dell’unità della Chiesa.

Ricordo ancora l’entusiasmante incontro con la gioventù, sulla collina di Svaty Kopecek, che, tornando dal Viaggio Apostolico nella vostra Patria, definii "uno degli incontri più belli ed originali che io abbia avuto con i giovani". In quella occasione, continuavo, "ho voluto consegnare ai giovani la preghiera del Signore, il "Padre nostro", quasi a segnare la tappa di un catecumenato della gioventù in quel Paese. Solo Cristo, infatti, può dare ai giovani ciò di cui hanno tanta sete, cioè il senso pieno e gioioso dell’esistenza" (Giovanni Paolo II, Udienza Generale, 24 mag. 1995: Insegnamenti di Giovanni Poalo II, XVIII, 1 (1995) 1416).

Infine, dopo l’intensa giornata passata nella nuova diocesi di Bielsko-Zywiec, in Polonia, mi ritorna in mente l’ultimo incontro avuto con voi all’aeroporto di Ostrava, prima della mia partenza dalla Repubblica Ceca. Sono state brevi giornate di fede condivisa, di gioia spirituale, di generosa riconferma delle radici cristiane del vostro amatissimo popolo.

3.

Nel mio pellegrinaggio in Terra ceca ho inteso ribadire alcuni punti essenziali per una rinnovata presenza della fede cristiana nel vostro popolo:

- l’urgenza della nuova evangelizzazione nelle terre che hanno ricevuto il primo annuncio della fede dai santi Cirillo e Metodio;

- l’esigenza, anche se sofferta, di una maggiore intesa e comprensione fraterna tra i cristiani delle diverse Chiese, purtroppo ancora divisi, anche se accomunati dalla fede in Cristo; rimane vivo nel mio cuore l’invito accorato che ho rivolto da Olomouc agli amati fratelli delle altre Comunità cristiane, per un reciproco perdono delle colpe passate e per una rinnovata presa di coscienza delle comuni responsabilità davanti a Dio e davanti agli uomini;

- un altro punto di cui ho sottolineato l’importanza è stata la santità della famiglia, che esige fedeltà coniugale, maternità e paternità responsabili, rispetto della vita dal concepimento al tramonto, come testimonia l’esempio di santa Zdislava;

- e poi il primato della verità e della carità, verso Dio e verso i fratelli, specie i più deboli e sofferenti, di cui la vita dei due vostri nuovi santi fu paradigma eloquente e accattivante;

- infine, la necessità della preghiera, affinché le nazioni di Europa ritrovino la loro coesione interiore nella forza che proviene da Dio.

4.

Carissimi Fratelli e Sorelle! Il vostro pensiero è ormai orientato verso il prossimo anno, in cui celebrerete il primo millennio del martirio di Sant’Adalberto, gloria di Praga e della vostra Terra, come anche della mia Polonia e di altri Paesi europei.

Sarà per voi la conclusione del "Decennio del rinnovamento spirituale", voluto dal grande e indimenticabile Cardinale Frantisek Tomásek: una intuizione profetica che poneva le primissime basi della trasformazione radicale, che, due anni dopo, avrebbe portato alla caduta del totalitarismo. Nel corso di tale itinerario spirituale, poi, la canonizzazione di Agnese di Boemia, nel novembre 1989, con i primi pellegrinaggi venuti dall’allora Cecoslovacchia, segnava il prodromo dell’auspicato rinnovamento come segno dell’irrefrenabile movimento del popolo verso una nuova vita.

5.

Riandando a quei fatti, che rimangono scolpiti nel vostro cuore come nel mio, desidero sottolineare la parte che, in quegli anni bui, ha avuto la Chiesa, operando "in spe contra spem" ( Rm 4,18 ) per la difesa e il recupero della dignità e della libertà umana.

In quello storico processo, essa ha giocato un ruolo di primissimo piano dopo aver portato, durante l’oppressione, il suo enorme contributo di vittime, di sangue, di silenzio e di impegno nascosto all’affermazione dei valori dello spirito e alla costruzione di un futuro migliore. Voi vivete tuttora di quella eredità spirituale. Non abbiate paura! Come nel passato, la Chiesa deve continuare ad essere forza viva, operante, sinceramente preoccupata del bene dell’intera società.

Alla luce della rinnovata presenza della Chiesa nella vostra Patria, vanno affrontati, nel rispetto delle competenze ecclesiali e statali, alcuni problemi che attendono tuttora di essere risolti, come: l’insegnamento della religione in tutte le scuole; l’assistenza spirituale ai cattolici membri delle Forze armate e quella negli ospedali e nelle carceri; la restituzione dei beni ecclesiastici, ingiustamente sottratti dal passato regime, indispensabili per lo svolgimento dell’attività pastorale della Chiesa. Questi ed altri aspetti di comune interesse attendono di essere risolti con sincera buona volontà da ambedue le parti. Nell’incoraggiare la Conferenza Episcopale a continuare nelle trattative ai competenti livelli, faccio appello altresì alla volenterosa, aperta e sincera collaborazione delle istanze politiche, trattandosi di settori che interessano non solo la Chiesa, ma tutti i cittadini. Avendo ricevuto da Cristo l’incarico di essere "fermento" ed elemento di sana inquietudine nel cuore dell’umanità, la Comunità ecclesiale, di fronte alle tentazioni dell’individualismo, dell’edonismo e del consumismo, non può non impegnarsi per recare il proprio fattivo contributo alla promozione del bene comune nel vostro Paese.

6.

Carissimi Fratelli e Sorelle, siate fermento evangelico nella vostra cara Patria! Manifestate apertamente e serenamente le vostre convinzioni, la vostra fede, l’aspirazione ad un continuo miglioramento, in tutte le sfere della convivenza umana: a tanto vi invita la preparazione del Grande Giubileo dell’anno 2000! Come ricordavo nell’Udienza generale di un anno fa, la data dell’Anno 2000 costituisce un importante punto di riferimento non solo per il cristianesimo e per la Chiesa, ma anche per l’Europa, che, dopo la caduta dei sistemi totalitari, cerca di diventare sempre di più una grande Patria delle patrie (cf. loc. cit., n. 4). Possa il ricordo di quanto avvenne nel IX secolo, quando attraverso la Grande Moravia entrò nei Paesi slavi il primo annuncio di Cristo e del suo Vangelo, rianimare l’impegno dei cristiani di oggi. L’eredità dei santi Cirillo e Metodio, arricchita lungo i secoli da quelle stupende figure di santi e sante, sacerdoti e laici, che hanno segnato in profondità la vostra storia, sia religiosa che civile, rimanga sempre viva tra voi!

Nel darvi appuntamento per il 1997, che nel triennio in preparazione al terzo millennio è l’anno dedicato dalla Chiesa ad una più profonda conoscenza di Cristo, mentre pregusto la gioia di quel nuovo incontro, mando il mio saluto affettuoso ai cari cittadini della Repubblica Ceca, a me tanto vicini.

Affido la vostra Patria alla protezione della Madre di Dio, perché vi conduca per le vie della convivenza pacifica, operosa e fraterna, verso nuovi e più alti traguardi di progresso e di benessere.

A presto! Na shledanou! S Pánem Bohem!

A tutti la mia Benedizione Apostolica.

 

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