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PAOLO VI

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 18 gennaio 1967

 

Conseguire l'unità voluta dal Salvatore

Diletti Figli e Figlie!

Possiamo noi dimenticare che oggi si apre quella settimana di preghiere, che intendono disporre gli animi ed ottenere dal Signore la ricomposizione di tutti i Cristiani nell’unica Chiesa di Cristo? Possiamo noi non ricordare in questa ricorrenza che questa «ricomposizione dell’unità da promuoversi fra tutti i Cristiani è (stato) uno dei principali intenti del sacro Concilio ecumenico vaticano secondo» (Unitatis redintegratio, 1)? E possiamo noi essere insensibili al coro di preghiere, che da tanti fervorosi figli della santa Chiesa cattolica, da tante comunità di fedeli pii e coscienti, da tante assemblee di credenti, adunati espressamente dall’invito a speciale orazione per il ristabilimento dell’unità cristiana in un’unica Chiesa, in questi giorni si leva con voci così sincere, con sentimenti così intimi e buoni, con carità così retta, così larga, in tutte le parti del mondo, da farci supporre che il soffio dello Spirito Santo la riempie? E potremmo noi non avvertire che a questo coro altri cori rispondono, di voci oranti, vogliamo credere non meno ardenti e sincere, dalle varie Chiese e comunità ecclesiali, dolorosamente da noi distinte, ma realmente con noi aderenti alla fede cristiana dell’identico battesimo, rigeneratore nel nome della santissima Trinità? Rispondono, lontane o vicine che siano, e salgono al cielo per fondersi lassù, in Cristo, in un concento unitario ed univoco,, che tuttora manca qui in terra. A noi interessa ascoltare questa pluralità di voci, che trovano in Cristo una loro armonia; e a noi, più che ad ogni altro, urge l’obbligo cordiale d’innalzare la nostra invocazione al Signore, affinché l’unità di quanti in Lui credono si celebri e si compia, secondo il suo voto supremo, anche in questa Chiesa, pellegrina nel tempo, per la sua gloria e per la pace e la salvezza dell’umanità.

IL MOVIMENTO SPIRITUALE DELL'ECUMENISMO

Perciò, Figli carissimi, ancora una volta vi esortiamo a pregare, specialmente in questi prossimi giorni, per la reintegrazione di tutti i Cristiani nell’unità della Chiesa. Fareste ottima cosa, se rileggeste, in questa occasione, il su citato decreto circa l’Ecumenismo, promulgato dal Concilio; è un testo di grande importanza, nel quale all’affermazione dei principii dottrinali, ai quali deve attenersi il rinnovato e grande sforzo per la riconciliazione di tutti i Cristiani, sono unite norme pratiche piene di sapienza e di carità. L’Ecumenismo oggi è da tutti ben visto; dobbiamo in ciò ravvisare un favore divino. «Il Signore, dice il Concilio . . . . ha incominciato in questi ultimi tempi a effondere con maggiore abbondanza nei Cristiani fra loro separati l’interiore ravvedimento e il desiderio dell’unione» (ibid. 1). E dobbiamo perciò assecondare questo movimento spirituale, quanto meglio è possibile.

Entreremo così nella migliore comprensione del mistero della Chiesa, e vedremo sorgere in noi la crescente persuasione che l’Ecumenismo suppone ed esige un’autentica adesione a Cristo. È un problema di fedeltà. Di fedeltà alla sua parola, alla sua carità, all’eredità da Lui lasciata, alla comunione da Lui iniziata e organizzata, alla sua Chiesa. Questa semplice considerazione ci fa vedere come l’Ecumenismo sia una causa di prima grandezza, ma assai complessa e delicata, non solo per le questioni storiche, ch’esso solleva e che ora preferiamo lasciare agli studiosi, ma specialmente per le questioni essenziali, che si riferiscono all’unità, che deve insieme compaginare i Cristiani (cf. Eph. 4, 3-6), e che ci portano a concludere, con S. Agostino, che «la carità cristiana non si può custodire se non nell’unità della Chiesa» (Contra litt. Petiliani, 11, 77; P.L. 43, 312).

FEDELTÀ E COERENZA ALLA VOCAZIONE CRISTIANA

L’Ecumenismo non è semplicismo, non è irenismo superficiale e incurante delle intrinseche istanze della verità religiosa. «Niente è più alieno dall’Ecumenismo, dice il Concilio, quanto quel falso irenismo, dal quale viene a soffrire la purezza della dottrina cattolica, e viene oscurato il suo senso genuino e preciso» (ibid. 11). L’avvicinamento dei Fratelli disuniti, mentre deve farsi con grande rispetto e grande comprensione dei valori veramente cristiani ch’essi possiedono e col desiderio anche di apprendere da loro ciò che di vero e di buono possono darci, non deve avvenire a scapito dell’integrità della fede cattolica e della nostra disciplina ecclesiale, e non deve essere guidato dalla facile critica alle cose nostre per essere altrettanto facilmente disposto al mimetismo delle cose altrui, anche se buone e rispettabili.

E poi ricordiamo, sempre docili agli insegnamenti conciliari, che Ecumenismo vero ed efficace non v’è senza un rinnovamento spirituale e morale, interiore ed esteriore, di chi si interessa al ,movimento verso l’unità dei Cristiani. Anche sotto questo aspetto pratico l’Ecumenismo si profila come un problema di fedeltà, di coerenza alla vocazione cristiana (cf. ibid. 6). Preghiamo perciò e risvegliamo la nostra coscienza di veri figli della Chiesa santa e cattolica; e avremo bene partecipato all’Ottavario per l’unità dei cristiani e contribuito degnamente alla causa dell’Ecumenismo.

SALUTO CORDIALE A TUTTI I FRATELLI SEPARATI

E unitevi a Noi, Figli carissimi raccolti intorno alla Nostra umile persona e al Nostro altissimo ufficio, unitevi oggi a Noi mentre tutti vi benediciamo, per mandare un riverente e cordiale saluto a tutti i nostri Fratelli cristiani, tuttora divisi dalla perfetta comunione dell’unico ovile di Cristo, della quale noi pensiamo d’esser eredi, custodi, promotori. Sì, un saluto, quale il Signore Ci fa salire dal cuore, in quest’ora storica, trepida e feconda per il cristianesimo; un saluto, pieno di rispetto, di speranza, di affezione. Noi sappiamo che il Nostro apostolico ministero, posto al centro della Chiesta, è, per quasi tutti questi Fratelli, uno degli ostacoli principali alla loro ricomposizione nell’unità della Chiesa, pur così voluta da Cristo; sappiamo d’essere, al di fuori del cerchio cattolico, spesso accusati in molti modi. Oh, non tentiamo ora una Nostra giustificazione, quale crediamo poter fare, sempre nel nome di Cristo Signore; ma osiamo soltanto mandare a tutti i Fratelli separati, di buona volontà, un beneaugurante pensiero, con una semplice, umile e sincera parola: nolite timere! Non abbiate paura di Chi sa di portare con sé un’autentica rappresentanza di Cristo, di Chi vuol riconoscere e onorare i vostri valori cristiani, di Chi vi invita al dialogo e alla pace, di Chi col gesto di .Pietro vi saluta e vi benedice.


L’ASSISTENZA RELIGIOSA NEGLI OSPEDALI

Salutiamo con particolare considerazione i Religiosi Cappuccini che esercitano il loro ministero spirituale negli Ospedali Italiani. Sappiamo che sono convenuti a Roma, per una riunione nazionale, allo scopo di studiare insieme, con la partecipazione del Nostro Cardinale Vicario e sotto la guida di esperti maestri, le varie e gravi questioni riguardanti l’assistenza pastorale negli Ospedali, secondo i documenti conciliari.

Ci compiacciamo vivamente di questa provvida iniziativa, sia per l’ossequio tributato agli insegnamenti ed allo spirito del Concilio ecumenico, il quale deve fare sentire il suo benefico influsso rinnovatore in ogni settore della vita religiosa, sia per l’interesse dedicato a cotesto campo importantissimo del ministero pastorale, come quello che si rivolge ai malati, sofferenti spesso non meno nelle membra fisiche, che negli animi loro, e tanto più degni di assidue e discrete, delicate, sapienti cure spirituali quanto più desiderosi e disponibili a riguardo d’un avvicinamento di carità e di grazia.

Come è noto, l'assistenza religiosa ospedaliera è campo che va difeso con grande prudenza e grande chiarezza; tocca uno dei diritti spirituali più sacrosanti; e merita d’essere coltivato con particolare bontà e con esperta arte pastorale. È un campo assai fecondo per il sacro ministero, ma esposto a osservazioni e pericoli, che richiedono in chi vi è addetto molto tatto, molta gentilezza, molta umiltà ed insieme molta premura e affettuosa iniziativa. Esige riguardi per l’ambiente, per le Amministrazioni, per il Corpo sanitario specialmente, e poi cordiale sollecitudine per le Suore, se ancora i nostri Ospedali hanno la fortuna di averle, per tutta la schiera degli Infermieri e delle Infermiere e degli Inservienti.

Vogliamo sperare che il vostro spirito francescano faccia prodigi di zelo e di bravura in cotesto regno del dolore, della scienza e della bontà. Lo auguriamo di cuore. E mentre vi incarichiamo di portare il Nostro saluto a tutti i vostri Ospedali e a quanti accolgono ed aiutano il vostro ministero, diamo a voi ed ai vostri assistiti una particolare benedizione.

                                            



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