PAOLO VI
UDIENZA GENERALE
Mercoledì, 10 maggio 1967
«Anche la Beata Vergine avanzò nella peregrinazione della Fede»
Diletti Figli e Figlie!
Ai nostri visitatori nell’Udienza della precedente settimana Noi abbiamo annunciato il Nostro pellegrinaggio a Fatima, che, a Dio piacendo, compiremo sabato, 13 maggio, molto velocemente, con sincero proposito di compierlo, secondo il suggerimento della Ma,donna stessa, in spirito di penitenza e di preghiera, per i bisogni della Chiesa e del mondo, specialmente in ordine alla pace. A voi oggi diremo che, per questa occasione, Ci disponiamo a pubblicare un’Esortazione, rivolta a tutta la Chiesa, al culto e all’imitazione di Maria Santissima: uscirà sabato, nel giorno stesso del Nostro viaggio, per metterne in maggior luce il significato religioso e perché sia tributato alla Madonna, in modo migliore di quanto il brevissimo tempo del Nostro soggiorno a Fatima Ci consentirà di fare, un omaggio di filiale pietà, secondo la dottrina e lo spirito del recente Concilio Ecumenico.
LA VERA DEVOZIONE A MARIA
E, seguendo il filo dei pensieri circa la fede, sui quali si soffermano ora questi Nostri familiari colloqui settimanali, richiameremo alla vostra attenzione due parole. Troviamo la prima nel paragrafo 67 del capitolo VIII della ormai celebre Costituzione conciliare Lumen Gentium, sulla Beata Vergine, dove è dichiarato questo principio: «Si ricordino i fedeli che la vera devozione non consiste né in uno sterile e passeggero sentimento, né in una certa vanta credulità, ma procede dalla fede vera, dalla quale siamo portati a riconoscere la preminenza della Madre di Dio e siamo spinti da filiale amore verso la Madre nostra e all’imitazione delle sue virtù». Noi pensiamo che questa sia la buona via, l’unica sicura, per promuovere il nostro culto, la nostra spiritualità in ordine alla Madonna Santissima. È noto come questo santo e benedetto nome di Maria sia divenuto oggi, in un certo senso, come quello di Cristo, «signum cui contradicetur», bersaglio di contraddizione (Luc. 2, 34): vi è chi esalta, in modo talvolta eccessivo, oltre i limiti delle debite proporzioni dottrinali, o cultuali, che innestano la pietà mariana armonicamente nel quadro teologico e liturgico, proprio della Chiesa cattolica; e vi è chi deprime e impugna, come indebita, come soverchiante il culto a Cristo solo dovuto, la devozione a Maria. A quest’ultimo riguardo è consolante osservare come molti Fratelli cristiani, ancora da noi divisi, guardino con maggiore serenità ed obiettività alla dottrina cattolica sulla Madonna; non è più per loro l’«eresia cattolica», anche se per essi il dogma mariano costituisce ancora uno dei maggiori ostacoli all’unione nell’unica fede con la Chiesa cattolica. In questi ultimi anni la controversia mariana s’è fatta più calma nel tono, più dottrinale nel contenuto: e, per quanto Ci riguarda, Noi siamo convinti che la fede, sia come virtù che ci abilita a riconoscere vera la rivelazione divina interpretata e insegnata dal magistero ecclesiastico, sia come dottrina obiettiva, a cui ogni fedele deve aderire, offra la luce, la misura, il gaudio del nostro culto alla Madre di Cristo, ch’è perciò, sotto diverso aspetto, Madre di Dio e Madre nostra (cf. R. Laurentin, La question mariale).
«TE BEATA, CHE HAI CREDUTO!»
L’altra parola, che richiama la fede accanto al nome soave e regale di Maria, è quella che ci propone la Madonna come esempio di fede (cf. Lumen Gentium, 58, 63). E su questo, se la brevità e la semplicità del Nostro discorso non Ce lo impedissero, Ci piacerebbe aprire una lunga meditazione, quella sulla fede della Madonna, in sé ed in ordine alla nostra filiale imitazione che subito appare quanto mai doverosa e feconda.
Una circostanza molto importante va rilevata nella narrazione evangelica relativa a Maria: Ella fu certamente illuminata interiormente da un carisma di luce straordinario, quale la sua innocenza e la sua missione le dovevano assicurare; traspare dal Vangelo la limpidezza conoscitiva e l’intuizione profetica delle cose divine che inondavano la privilegiata sua anima. Ma tuttavia la Madonna ebbe la fede, la quale suppone non l’evidenza diretta dell’a conoscenza, ma l’accettazione della verità per motivo della parola rivelatrice di Dio. «Anche la Beata Vergine avanzò nella peregrinazione della fede», dice il Concilio (ibid. n. 58). È il Vangelo che ne indica il meritorio cammino, che Noi ricorderemo e celebreremo con il solo elogio di Elisabetta, elogio stupendo e rivelatore della psicologia e della virtù di Maria: «Te beata, che hai creduto!» (Luc. 1, 45). E potremmo trovare la conferma di questa primaria virtù della Madonna in quante pagine il Vangelo registra ciò ch’Ella era, ciò ch’Elia disse, ciò ch’Ella fece, così da sentirci obbligati a sedere alla scuola del suo esempio, e ma trovare negli atteggiamenti, che definiscono l’incomparabile figura di Maria davanti al mistero di Cristo, che in Lei si realizza, le forme tipiche per gli spiriti che vogliono essere religiosi, secondo il piano divino della nostra salvezza; sono forme di ascoltazione, di esplorazione, di accettazione, di sacrificio; e poi ancora di meditazione, di attesa e d’interrogazione, di possesso interiore, di sicurezza calma e sovrana nel giudizio e nell’azione, di pienezza infine di preghiera e di comunione, proprie, sì, di quell’anima unica piena di grazia e avvolta dallo Spirito Santo, ma forme tutte altresì di fede, e perciò a noi vicine, da noi non solo ammirabili, ma imitabili.
Chiediamo, Figli carissimi, a Maria questo dono supremo, la fede; questo dono, oggi tanto più prezioso quanto meno custodito e valutato; questo dono, che ci dà modo di assimilarci alla Vergine più d’ogni altro, recando esso in noi quel Verbo di Dio, che nel suo seno s’incarnò; quel dono che dal crepuscolo di questa vita presente deve condurci all’aurora del giorno eterno.
Lo auguriamo, con la Nostra Benedizione Apostolica.
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