PAOLO VI
UDIENZA GENERALE
Mercoledì, 4 settembre 1968
Il vero umanesimo suscita insuperabile fraternità
MOLTIPLICATE INDAGINI SULLA ESSENZA E LA GRANDEZZA DELL'UOMO
Diletti Figli e Figlie!
Gli avvenimenti che si succedono nel nostro tempo, le correnti di idee che informano la mentalità moderna, i movimenti politici e sociali che agitano il nostro mondo, i temi che oggi maggiormente interessano il campo religioso sia cattolico, sia estraneo alla Chiesa, convergono tutti, per vie diverse, verso una questione centrale, dominante la coscienza del pensiero contemporaneo, ed è quella sull’uomo. «Credenti e non credenti sono quasi concordi nel ritenere che tutto quanto esiste sulla terra deve essere riferito all’uomo, come a suo centro e a suo vertice» (Gaudium et spes, n. 12). Ancora ci si domanda chi è l’uomo. Ancora si osserva che all’incontro su questo problema centrale non ci si trova d’accordo, non ci si comprende, ci si scontra o almeno ci si confronta; e il confronto diventa una gara, in un doppio senso; il primo senso C quello della verità: qual è la verità dell’uomo? Chi ha ragione? Il secondo è quello della grandezza: chi oggi ha un concetto maggiore dell’uomo? Più completo nell’analisi delle sue componenti umane, più comprensivo delle sue esigenze moderne, più adeguato alle sue manifestazioni reali e storiche nel tempo nostro? Verità dell’uomo, grandezza dell’uomo formano i due capitoli dell’umanesimo, che commisura le sue differenti e contrastanti espressioni. L’uomo ancora vuole conoscersi, si guarda allo specchio della sua esperienza vissuta o della sua riflessione speculativa; e classifica se stesso secondo la figura, o la misura che questa inevitabile indagine gli ha prospettata: si parla di animalis homo (cfr. 2 Cor. 2, 14) di spiritualis, (ibid. l5), di homo faber, di homo oeconomicus, di homo sapiens; e così via. Ma soprattutto si parla del valore da attribuire all’uomo, nell’ambito delle cose esistenti, e si conclude per riconoscergli un primato, che presso i negatori di Dio diventa assoluto: l’uomo è tutto, si dice; senza pensare alla tragica irrisione d’una tale qualifica, attribuita ad un essere, che non è causa, né fine di se stesso, e che è soggetto a limiti, a debolezza, a infermità e a caducità inesorabili. Se non è tutto, aggiungono gli adoratori dell’uomo, egli è tuttavia sommo; oltre l’uomo non si va; infatti, così è, in certo senso, ma spesso non si riflette donde l’uomo tragga i titoli autentici di tale eccelsa prerogativa, e come perciò debba essere valutata.
«L'ASPETTO PIÙ SUBLIME DELLA DIGNITÀ UMANA CONSISTE NELLA SUA VOCAZIONE ALLA COMUNIONE CON DIO»
È una questione immensa, la cui discussione continua sempre; questione antica e sempre nuova. La Chiesa non la rifiuta; anzi l’affronta oggi con rinnovato vigore e con approfondita sapienza.
A noi basta, in questo minuto di meditazione, considerarci alunni del Concilio, e ricordarne una parola orientatrice: «L’aspetto più sublime della dignità umana consiste nella sua vocazione alla comunione con Dio» (Gaudium et spes, n. 19); parola che sembra ripetere quella famosa di S. Agostino, nel primo capitolo delle Confessioni: «Tu (o Dio) ci hai fatti per Te; e il nostro cuore è inquieto finché non riposi in Te». E, tralasciando ora ogni considerazione circa la dottrina di merito sull’uomo, possiamo fermarci ad un brevissimo accenno su i due aspetti maggiormente interessanti l’attenzione della mentalità moderna circa l’uomo: l’aspetto individuale e l’aspetto sociale.
Tanto sul primo, che sul secondo aspetto, la valutazione che la Chiesa fa dell’uomo, specialmente nei Documenti conciliari, è d’incomparabile grandezza. Nessuna antropologia eguaglia quella della Chiesa sulla persona umana, anche singolarmente considerata, circa la sua originalità, la sua dignità, la intangibilità e la ricchezza dei suoi diritti fondamentali, la sua sacralità, la sua educabilità, la sua aspirazione ad uno sviluppo completo, la sua immortalità, ecc. Si potrebbe mettere insieme un codice dei diritti che la Chiesa riconosce all’uomo in quanto tale, e sarà sempre difficile definire l’ampiezza di quelli che derivano all’uomo a causa della sua elevazione all’ordine soprannaturale, mediante la sua inserzione in Cristo. San Paolo ha rivelazioni meravigliose circa questa rigenerazione d’ogni singolo cristiano assunto allo stato di grazia, vivificato dallo Spirito di Cristo.
LA CHIESA RIVENDICA IL CONCETTO ESATTO DELLA COSCIENZA E DELLA LIBERTÀ
Due capitoli dovranno essere particolarmente cari all’umanesimo moderno in riferimento a questa esaltazione della persona umana, operata dalla Chiesa, con la sua dottrina e con i suoi carismi: la coscienza e la libertà. Sono capitoli fondamentali, sui quali il Concilio insiste in modo particolare e molto autorevole; sono molto delicati per la difficoltà, che il verbalismo corrente e la superficialità a molti abituale creano alla formazione di un esatto concetto sia della coscienza, che della libertà, ed ancor più al retto uso dell’una e dell’altra; meriterebbero uno studio accurato; ma sta il fatto che la Chiesa rivendica all’uomo, nel senso più alto, ch’è anche il più esatto, coscienza e libertà, e gli conferisce così una statura quale conviene ad un essere che si definisce, sì, una creatura, ma fatta a immagine di Dio creatore e che è elevato nell’ineffabile amore della rigenerazione cristiana al grado di figlio e di partecipe della natura divina (cfr. 2 Petr. 1, 4).
Nello stesso tempo l’affermazione che «ogni uomo ha il dovere di tener fermo il concetto della persona umana» (Gaudium et spes, n. 61) si integra con quella circa la natura sociale dell’uomo (ib., n. 12); donde consegue che «dall’indole sociale dell’uomo appare come il perfezionamento della persona umana e lo sviluppo della stessa società siano tra loro interdipendenti» (ib., n. 2.5); verità questa che ha la sua piena esplicazione nel disegno della salvezza; l’uomo non si salva da solo; unito a Cristo entra nella comunione dei fedeli che formano il suo Corpo mistico; la Chiesa gli è necessaria; ed il rapporto vitale e intimo ch’egli ottiene di stabilire con Dio si esplica e si sviluppa nella carità verso i fratelli (cfr. 1 Io. 4, 20), che sono, in linea di principio, tutti gli uomini senza discriminazione, e, in pratica, sono coloro che entrano nella definizione di prossimo, illustrata da Cristo stesso nella celebre parabola del buon Samaritano; e sono coloro che partecipano alla piena comunione con Gesù medesimo (cfr. 1 Cor. 10, 17), e sono comandati, quasi per avere segno di autenticità cristiana, di amarsi gli uni gli altri (Io. 13, 35), e di essere tutti uno (Io. 17, 21).
IL SENSO E IL DOVERE SOCIALI RAGGIUNGONO LA PERFEZIONE NELLA VITA CRISTIANA
Nessuna scuola sociale arriva a tanto. Il senso e il dovere comunitario raggiungono un livello superiore nella vita cristiana compresa e praticata, e danno origine, anche sul piano naturale e temporale, ad una socialità sempre progressiva verso il rispetto, la concordia, la collaborazione, la pace fra gli uomini. Il cristiano, senza nulla perdere della sua pienezza personale, anzi per possederla e per svilupparla, si trova inserito in un ordine comunitario, che deve egli stesso accettare e promuovere, rivolto anch’esso verso una pienezza unitaria e sociale, che solo la legge e la grazia di Cristo possono offrire all’uomo, non come utopia, ma come realtà; non come soppressione della propria personalità, ma come dilatazione ed esaltazione di essa, in quel supremo disegno divino, che chiamiamo la comunione dei santi.
Noi pensiamo che tutto questo sia vero, che sia bello, che sia importante specialmente ai nostri giorni, nei quali l’enorme sviluppo stesso della civiltà soffoca la personalità umana e genera strutture sociali, che la così detta contestazione denuncia come intollerabili.
Ringraziamo il Signore che ci ha chiamati nel suo piano di salvezza, nella sua Chiesa, in cui l’uomo, che ciascuno di noi è, trova un duplice destino di personalità e di socialità incomparabili e insieme armonizzate, e che costituiscono la nostra vocazione alla perfezione, faticosa e progressiva nel tempo, per essere un giorno, il giorno dell’eternità, completa e felice nel Signore.
Così pensiamo, così operiamo, così speriamo tutti, con la Nostra Benedizione Apostolica.
Saluto a un pellegrinaggio di Malta
A special word of cordial greeting to the Pilgrimage of the Dioceses of Malta and Gozo.
The Maltese people are very dear to Us because they have been specially blessed by the presence of the great Apostle Paul who visited there over nineteen hundred years ago. Over the centuries they have guarded jealously the heritage which St. Paul left with them. For this We are grateful and We congratulate the Maltese for their loyalty and devotion to the Chair of Peter. Each summer too, they send the young boys to serve Mass in the Basilica of St. Peter.
This is a service of love and We take this occasion to thank these young boys for their fine work. May God bless them with His richest graces!
We bless all of you from the Island of Malta, the Archbishop, the Bishops and the priests here, as well as all of the faithful who have come to greet us on this occasion. In Our appreciation, accept from Us Our Apostolic Blessing.
Ai fanciulli della «Operación Plus Ultra»
A vosotros, Niños de la «Operación Plus Ultra», Nuestra complacencia por teneros tan cerca y por lo que significáis de bondad y hasta de heroismo. Con edificación y consuelo sabemos cuanto habéis hecho. Que el Señor lo premie a vosotros y a las entidades que propagan vuestros ejemplos: Iberia, SER (Sociedad Española Radiodifusión), Cajas de Ahorro de España e Italia, Cruz Roja Italiana.
Este nombre «Operación Plus Ultra» ya Nos es familiar; y, aunque vayan cambiando cada año los nombres de sus componentes, queda como nota idéntica, lo maravilloso de unos actos sublimes, la diversidad de naciones de origen, que indican cómo lo bello, lo candoroso, lo cristiano, tiene siempre protagonistas en el mundo. Vosotros lo habéis sido, queridos niños. icontinuad siéndolo y que otros os imiten! Así lo deseamos mientras, de todo corazón, impartimos a vosotros, a vuestros familiares y organizadores, la Bendición Apostólica.
Fedeli di Siviglia e di Madrid reduci dalla Terra Santa
Señor Cardenal de Sevilla, Venerables Hermanos, amadísimos Sacerdotes, peregrinos españoles procedentes de Tierra Santa:
Vuestra peregrinación, organizada por la Parroquia de San Roque de Madrid - a cuyo Arzobispo también vemos presente - nos llena de consuelo. Gracias por el devoto homenaje de vuestra presencia.
ConsentidNos evocar las vivencias que vuestro itinerario despierta. Venís de esa amada Nación, España, que recientemente hemos sobrevolado y bendecido en Nuestro viaje al Congreso Eucarístico Internacional de Bogotá, donde rendimos adoración a Jesús Sacramentado, como lo hicimos con Nuestro mensaje al Congreso de Sevilla; habéis recordado los ejemplos y enseñanzas del Señor y la vida terrenal de la Virgen María durante vuestra permanencia en Tierra Santa; estáis ahora en el centro de la Iglesia.
Estas circunstancias habrán hecho revivir en todos vosotros unos ideales que han de distinguir siempre al sacerdote y al cristiano: devoción intensa a la Eucaristía, vivida en sus exigencias unitivas y comunitarias; conocimiento y práctica abnegada del perenne mensaje del Evangelio; imitación de las virtudes de la Santísima Virgen; adhesión ferviente a la Iglesia en lo que enseña y pide.
Que tales ansias os acompañen continuamente, con Nuestra Bendición Apostólica.
L'«Imperial Defence College»
Gentlemen:
We are honored by your presence here today because you are men dedicated to the common good of others. You have taken off for a year to better train yourselves for your tasks as public officials. We wish you well and pray that this year of intense study will bear much fruit for yourselves and for the people whom you will serve.
Peace can be had if each citizen would realize his civic responsibilities and would make efforts to fulfil them. Order is necessary and so is an understanting of the role of public office. Harmonious collaboration is productive of a peaceful order.
We congratulate you on the work accomplished, and We encourage you to continue your dedication to your fellow citizens of this world. May God bless you, your families, and your nations.
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