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PAOLO VI

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 7 gennaio 1976

 

Valersi delle grazie e dei propositi dell'Anno Santo per dare impulso ad una più fervorosa fase della vita ecclesiale

Nel momento di pausa e di silenzio, che succede alla chiusura dell’Anno Santo, sorge nell’animo della Chiesa, cioè del Clero e del Popolo fedele, una tacita domanda interiore: «ed ora che cosa si fa?». Si direbbe che, esaurito un programma, quello appunto dell’Anno Santo, un periodo di riposo e di ripensamento debba succedere; stiamo a vedere come si mettono le cose, si dice; e poi riprenderemo il cammino delle idee e dell’azione. Par di ascoltare le parole del Maestro: «requiescite pusillum, riposatevi un po’» (Marc. 6, 31). Ma così non è! anzi un nuovo periodo d’intensa attività religiosa e pastorale si apre subito per tutti noi, che vogliamo essere attenti ai « segni dei tempi », e che vogliamo innanzi tutto valerci delle grazie e dei propositi dell’Anno Santo per dare impulso ad una nuova e più fervorosa fase della vita ecclesiale; abbiamo perfino accennato alla promozione d’una nuova, più coerente e più operosa vita cristiana, la quale dovrebbe riflettersi, anche pubblicamente, in una maniera migliore di concepire e di gestire la nostra esistenza collettiva, quella maniera, che ha assunto un titolo ardimentoso di «civiltà dell’amore». Avremo forse occasione di riparlarne.

Ma intanto incominciamo subito ricordando un documento che abbiamo pubblicato proprio alla fine dell’Anno Santo, in data 8 dicembre 1975, dedicato alla «evangelizzazione nel mondo moderno». Questo documento deriva dal Sinodo dei Vescovi del 1974, ne riassume e ne consegna le idee alla Chiesa intera, quasi ad impegnarne il fervore suscitato dall’Anno Santo per un rinnovato, organico ed intenso sforzo di evangelizzazione. Ed è bene che sia così.

Il risveglio della vocazione fondamentale è specifica della Chiesa fedele e responsabile, quella della sua missione di annunciare il Vangelo in tutte le direzioni della terra, e la cresciuta consapevolezza dei bisogni spirituali e morali del mondo moderno conferiscono al tema un’attualità, che sembra coronare perfettamente la maturazione religiosa dell’Anno Santo. Esso ci ha aperto gli occhi: il mondo ha bisogno di Vangelo; il patrimonio di sapienza dottrinale e pastorale del recente Concilio ecumenico attende la sua incisiva e coerente applicazione; la coscienza personale della corresponsabilità che ogni cattolico deve avvertire relativamente ai bisogni del nostro tempo; l’incontro dialettico della Chiesa odierna con i problemi, le polemiche, le ostilità, le possibili catastrofi d’una società senza Dio, per cui la Chiesa sperimenta il dramma oggi in piena tensione della sua storia; la scoperta poi di insospettate possibilità evangeliche nelle anime umane, provate da laboriose e deludenti esperienze del progresso moderno; e infine certi segreti della misericordia divina, in cui si rivelano commoventi risorse del regno di Dio; tutto ci dice che questa è un’ora grande e decisiva che bisogna avere il coraggio di vivere ad occhi aperti, e con cuori impavidi. I giovani, alcuni più intelligenti ed animosi almeno, comprendono e si pongono all’avanguardia; non bisogna aver paura a ricominciare da capo la complicata ed estenuante missione della evangelizzazione.

Concludiamo con una citazione finale del documento, che abbiamo ricordato ai vostri animi desiderosi di dare all’Anno Santo una conclusione logica e degna di così alto e pieno momento spirituale. Noi infatti terminavamo la nostra esortazione, che dalle prime parole latine si intitola «Evangelii Nuntiandi», l’evangelizzazione cioè, con questo grido apostolico: «Ecco la consegna che abbiamo voluto dare alla fine dell’Anno Santo, che ci ha permesso di percepire più che mai la necessità e le invocazioni di una moltitudine di fratelli, cristiani e non cristiani, che attendono dalla Chiesa la Parola della salvezza. Possa la luce dell’Anno Santo, che si è levata nelle Chiese particolari e a Roma per milioni di coscienze riconciliate con Dio, irradiarsi egualmente dopo il Giubileo attraverso un programma di azione pastorale, di cui l’evangelizzazione è l’aspetto fondamentale . . .» (PAULI PP. VI Evangelii Nuntiandi, 81).

Così sia, con la nostra Benedizione Apostolica.

                           



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