DISCORSO DEL SANTO PADRE PAOLO VI
ALLE PARTECIPANTI AL CONGRESSO NAZIONALE
DEL CENTRO ITALIANO FEMMINILE (CIF)
Lunedì, 6 dicembre 1976
Dilette figlie in Cristo,
Siete convenute numerose qui a Roma in qualità di Responsabili regionali e provinciali, per il Congresso Nazionale del Centro Italiano Femminile e per eleggere altresì il Consiglio Nazionale per il prossimo triennio.
Il tema del vostro studio è «la condizione femminile»: benché estremamente polimorfo, si tratta indubbiamente di un argomento fortemente attuale e impegnativo. Con esso voi vi inserite autorevolmente, come rappresentanti di un organismo di prim’ordine, nel più vasto dibattito sulla condizione e promozione della donna, che in forme varie, e a volte assai vivaci, caratterizza così peculiarmente la società del nostro tempo.
La Chiesa intera segue con grande interesse e trepidazione i vari movimenti di rivendicazione femminile, che si prefiggono di raggiungere «la parità con gli uomini, non solo di diritto, ma anche di fatto» (Gaudium et Spes, 9). Nel Cristianesimo infatti, più che in ogni altra religione, la donna ha fin dalle origini uno speciale statuto di dignità, di cui il Nuovo Testamento ci attesta non pochi e non piccoli aspetti. Dalla funzione unica e benedetta della veneratissima «Maria, madre di Gesù» (Act. 2, 14), alle donne che seguivano e assistevano il Signore nella sua vita di pubblico ministero (Luc. 8, 2-3) e beneficiarono delle prime apparizioni di Lui Risorto (Cfr. Matth. 28, l-10; Marc. 16, l-8; Luc. 24, l-11. 22-23; Io. 20, 1-2. 11-18), fino a quelle presenti con i Dodici nel Cenacolo della Pentecoste (Act. 2, 14) e alle molte nominatamente ricordate da Paolo nelle sue Lettere per le loro molteplici funzioni all’interno delle prime chiese (Rom. 16, 1-2. 12; Phil. 4, 2-3; Col. 4, 15; cfr. 1 Cor. 11, 5 a; 1 Tim. 5, 16), appare all’evidenza che la donna è posta a far parte della struttura vivente ed operante del Cristianesimo in modo così rilevante che non ne sono forse ancora state enucleate tutte le virtualità. Se poi aggiungiamo a queste preziose notizie tutti quei testi, che raccomandano il rispetto per ogni donna e il singolare amore del marito per la moglie (Eph. 5, 25), si conferma ulteriormente che, pure su questo punto, la Chiesa si è presentata con tratti originalissimi e innovatori già nel suo primo manifestarsi al mondo.
Come quella delle origini, così anche la Chiesa di oggi non può non trovarsi dalla parte della donna, soprattutto là dove questa da soggetto attivo e responsabile viene umiliata ad oggetto passivo e insignificante: così in certi ambienti di lavoro come in certe strumentalizzazioni deteriori dei mass-media, nei rapporti sociali e nella famiglia. Si direbbe che per alcuni la donna rappresenti oggi lo strumento più facile per portare a segno le proprie tendenze alla violenza e al sopruso. Di qui si spiega e in parte si comprende l’atteggiamento acerbo di ritorsione anche irruente proprio di alcuni movimenti femminili.
Noi siamo pienamente persuasi che la partecipazione delle donne ai vari livelli della vita sociale debba essere non solo riconosciuta, ma anche promossa e soprattutto cordialmente apprezzata; e senza dubbio in tal senso c’è ancora molto cammino da compiere.
Tuttavia riteniamo, stando al dettato del Concilio Vaticano II, che le donne debbano «svolgere i loro compiti secondo l’indole ad esse propria» (Gaudium et Spes, 60). È a tale «indole propria» che la donna non deve rinunciare. Infatti la stessa «immagine e somiglianza» di Dio che la accomuna ed eguaglia pienamente all’uomo (Cfr. Gen. 1, 26. 27) si realizza in lei in maniera peculiare, che differenzia la donna dall’uomo, del resto non più di quanto lo sia l’uomo dalla donna: non in dignità di natura, ma in diversità di funzioni. Occorre guardarsi da una subdola forma di svalutazione della condizione femminile, nella quale oggi è possibile incorrere, quando si volessero misconoscere quei tratti diversificanti iscritti dalla natura in ambedue gli esseri umani. Appartiene invece all’ordine della creazione che la donna realizzi se stessa come donna, non certo in una gara di mutua sopraffazione nei confronti dell’uomo, bensì in armoniosa e feconda integrazione, basata sul rispettoso riconoscimento dei ruoli propri a ciascuno. È pertanto sommamente auspicabile che nei vari campi della vita sociale nei quali è inserita, la donna rechi quel timbro inconfondibilmente umano di sensibilità e sollecitudine, che le è proprio.
In particolare a voi del Centro Italiano Femminile rivolgiamo il nostro più vivo incoraggiamento a proseguire con entusiasmo, fedeltà e letizia il vostro impegno di testimonianza civile e cristiana nell’attuale società italiana. Ci permettiamo altresì di invitarvi ad estendere l’attività della vostra Organizzazione, in forma sempre più rispondente alle mutevoli esigenze dei tempi, orientandola non solo verso determinati servizi sociali di generica promozione umana, ma pure applicandovi con instancabile sollecitudine allo specifico discorso del mondo femminile. Il dar vita ad un movimento femminile di massa potrebbe proficuamente raccogliere e convogliare le vostre forze generose e intelligenti, in vista di una presenza e incidenza maggiori sia nel preciso mondo della donna sia nella società più in generale, così da sensibilizzarla correttamente sui problemi femminili e sul modo più adeguato ed onesto di affrontarli e condurli a soluzione. Si tratta perciò di studiare una saggia strategia globale, unitamente alle forme più opportune per metterla in atto: non con polemico spirito di parte, ma con serena e tenace dedizione ad un ideale che, stando dalla parte della verità, è destinato ad affermarsi nella sua fulgida e benefica evidenza.
Dal vostro singolare carisma personale e di gruppo, l’intera collettività attende un attestato limpido e vivo della presenza femminile cristiana, quale voi sole potete e certamente sapete dare. A voi dunque del Centro Italiano Femminile affidiamo questo compito, nel Nome del Signore. Voi, che rappresentate in Italia un ben organizzato e già esperto movimento femminile cattolico, siete chiamate ad investirvi di questa responsabilizzazione, sicuramente degna delle vostre migliori energie : occupare uno spazio di impegno, che è solo vostro, e nel quale possono rifulgere i vostri lineamenti più autentici.
In pegno di tanto augurio, vi impartiamo la nostra più paterna Benedizione Apostolica, affinché il Signore vi accompagni sempre, vi sostenga e vi conforti con la Sua stimolante ispirazione.
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