RADIOMESSAGGIO DI SUA SANTITÀ PIO XI
AI PARTECIPANTI AL XXIV CONGRESSO
EUCARISTICO INTERNAZIONALE SVOLTOSI A BUDAPEST
«DUM DATUR NOBIS»
29 maggio 1938
Ai cattolici che hanno partecipato
al XXIV Congresso eucaristico internazionale
di Budapest.
Venerabili Fratelli e Figli diletti.
Mentre Ci è dato parlarvi come se foste presenti, per mezzo della mirabile invenzione della radio, con quelle paterna carità che supera tutte le distanze, Ci sembra quasi di ritornare nella Capitale dell’Ungheria; infatti molti anni fa visitammo Budapest, e con sommo Nostro piacere ammirammo non solo i gloriosi monumenti del passato, ma anche l’avita ed operosa fede degli Ungheresi.
Riandiamo ancora con grato ricordo dopo lungo volger d’anni, e quasi rivivono davanti agli occhi Nostri le cose, memorie e glorie vostre, e di nuovo Ci riempiono di ammirazione, Ci pare ancora di vedere la statua equestre dell’Apostolico Re Santo Stefano, eretta nel Bastione dei Pescatori, e sembra ancora benedire il Suo popolo, e prenderlo sotto la sua protezione, salvarlo, governarlo, porgergli un celeste aiuto. Quel Santo Stefano diciamo, il quale offrì il suo Regno a San Pietro, sempre vivo nel suo Successore, e non volle avere la potestà regia se non da lui.
Ci occorre ancora alla mente la vita piissima ed i soavi costumi del santo giovane Emerico, suo figlio, che nel fiore degli anni volò alla patria celeste; e Lui di nuovo proponiamo alla imitazione della gioventù cattolica, come facemmo pochi anni fa al compiersi del nono secolo dalla sua morte [1].
Così pure Ci tornano alla mente tanti altri illustri uomini e donne della vostra Nazione, eminenti per virtù evangeliche, i quali, come Santa Elisabetta ed il Santo Re Ladislao, col candore della vita e con preclari esempi hanno illustrato l’Ungheria, e la resero invitto propugnacolo contro i nemici del nome cristiano e della civiltà europea.
A voi dunque in primo luogo, carissimi figli dell’Ungheria, si rivolge l’animo Nostro; e a voi, insieme con i divini carismi, che alimentano la vita soprannaturale, auguriamo da Dio non solo quella tranquillità della pace, senza cui la stessa pace non può essere veramente tale, ma anche quella dignità della pace, cui ha diritto il popolo ungherese.
E voi pure con animo paterno benediciamo, tutti e singoli di ogni Nazione, che a Budapest celebrate il Congresso Eucaristico; e, mentre il Redentore Nostro, nascosto sotto i veli Eucaristici, ma quasi visibile agli occhi della fede, trionfa con tanto splendore, supplici lo preghiamo insieme con voi che si degni col Suo aiuto divino promuovere, accrescere, confermare queste consolazioni che non mancano, questa speranza di tempi migliori che con la mente pregustiamo; e similmente, dissipate dal cielo le nubi che sembrano minacciare nuove tempeste, voglia con i celesti raggi della Sua luce e con i doni della Sua grazia rischiarare e sedare quell’oscuramento e perturbazione degli animi, da cui siamo tanto angustiati.
Una speciale benedizione impartiamo al clero ed al popolo carissimo dell’Ungheria; e auguriamo ogni bene a coloro che governano codesto Regno Apostolico, i quali vedendo nel Nostro Legato a latere la Nostra persona lo hanno ricevuto con tanto onore, ed hanno prestato la loro alacre e concorde opera al felice esito del Congresso.
Faccia Iddio che questo vostro Congresso Eucaristico, accendendo negli animi di tutti la carità, che giustamente fu detta il compendio di tutta la legge evangelica, apporti abbondanti e salutari frutti, non certo passeggeri, ma duraturi. Alimenti la fede avita, accresca la speranza dei beni celesti, e talmente fomenti e nutrisca la fiamma del divino amore, causa di ogni virtù cristiana, che anche quelli i quali miserevolmente si sono allontanati da Nostro Signore, spinti dall’esempio dei buoni, ritornino felicemente al suo amplesso amantissimo.
E la benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figliolo e Spirito Santo, discenda su di voi e vi rimanga sempre.
[1] Cfr. A.A.S., 1930, pp. 323 et 390.
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