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DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO PP. XII
AL GRANDE PELLEGRINAGGIO DELLE OPERE
DELLA COMPAGNIA DI GESÙ IN ITALIA
*

Aula della Benedizione - Giovedì, 5 gennaio 1956

 

Da tutte le regioni d'Italia, e quasi come manifestazione integrante del Centenario Ignaziano che Noi stessi, in segno di particolare benevolenza, volemmo iniziare con una Nostra Lettera, siete venuti a Roma, diletti figli e figlie, rappresentanti delle diverse Opere dirette dalla Compagnia di Gesù, per visitare piamente quegli stessi luoghi che il grande Patriarca di Loyola santificò un dì con la sua presenza.

Oh, come il suo gran cuore avrebbe esultato nel Signore, vedendovi così numerosi, entusiasti e devoti, e soprattutto ravvisando come ha fruttificato nelle vostre anime quel germe, che egli, con visione geniale, animo grande e rettissimo zelo, coraggiosamente seminò ed ora amorosamente coltivano i suoi amanti figli!

Nei collegi della Compagnia voi avete plasmato i vostri spiriti nella virtù e nella scienza, ponendo i fondamenti irremovibili di quella formazione cristiana, che vi avrebbe poi sempre condotti per il giusto sentiero; voi che nell'aureo libro degli Esercizi, mai bastantemente lodato, trovate sempre la guida sicura e l'impulso invincibile per salire nel cammino della perfezione; voi che nelle fonti inesauribili del Cuore divino attingete la ispirazione continua per la vostra orazione e il vostro apostolato; voi che nelle amatissime Congregazioni mariane avete adottato una regola di vita, che vi fa collaboratori assidui dell'apostolato gerarchico; voi che nelle diverse pubblicazioni, che la Compagnia di Gesù sostiene, nutrite le vostre cognizioni con un alimento solido, ben diretto e in perfetta armonia coi Nostri insegnamenti e desideri; voi che dallo zelo delle anime, che arde nei figli di Ignazio, avete desunto la fiamma che vi spinge a lavorare senza posa nel campo delle missioni; voi che dalla milizia ignaziana ricevete quotidiani benefici nel confessionale, dal pulpito e nelle innumerevoli Opere, — a vantaggio sia del Clero che del laicato —, in cui trova attuazione il suo instancabile anelito per la maggior gloria di Dio. E oltre a voi, quante anime in Italia, in Europa, nel mondo! Quante oggi e sempre!

Era quindi naturale che in questo anno centenario della nascita per il cielo del glorioso Patriarca voi desideraste di venire in questa Roma, che non solo ha il vanto di conservare i suoi mortali resti preziosi, ma che anche per molte ragioni si sente madre di così illustre figlio, inestimabile dono della Spagna cattolica al centro della Cristianità; era quasi un dovere per voi di ricordarlo in quei luoghi ove sembra ancora di vederlo piccolo di statura, di aspetto grave, modesto e degno, alquanto zoppicante, ma col volto acceso sempre dal fervore della carità, con gli occhi fiammeggianti di zelo per le anime, e in tutta la sua figura con qualche cosa che richiamava il cielo e parlava di Dio. Così avete visitato la modesta cappella della Storta, luogo di altissime comunicazioni divine; avete attraversato quelle strade strette e tortuose della Roma medioevale e del Rinascimento, ai cui angoli egli spiegava il catechismo; sotto le semplici volte di S. Caterina dei Funari o di S. Maria di Monserrato vi è sembrato di udir risonare ancora la sua parola apostolica e convincente; vicino alla Trinità dei Monti e alla antica Torre del Melangolo avete calcato con venerazione e rispetto la terra ove furono le sue semplici dimore e il teatro della sua carità; a San Paolo fuori le mura avete veduto apparire ancora nelle tenui luci del mattino il piccolo gruppo, che dinanzi all'antico mosaico della Madre di Dio emise la professione religiosa con molta devozione e con lagrime; a S. Maria Maggiore vi siete prostrati dinanzi al presepe del Bambino, che fu testimone di quella prima Messa celebrata da lui con indicibile gioia; nella chiesa del Gesù, pregando nella cappella dedicata alla soave immagine della Madonna della Strada, carissima al Santo, voi avete rievocato la modesta casa dei professi in via degli Astalli, da cui egli governò l'Ordine fino alla morte; nelle « camerette » vi è sembrato di vederlo ancora, pregando, lavorando, scrivendo, organizzando, soffrendo e morendo; dinanzi al suo splendido sepolcro avete sentito come se quella santa spoglia vibrasse di affetto paterno e da essa salisse una voce che vi dava grazie per la vostra devota presenza.

Sì, diletti figli, Noi come Vicario di quel Cristo che Ignazio tanto ardentemente amò; da questa Sede, al cui incondizionato servizio egli consacrò la sua vita e la sua opera; come depositari di quel cuore e di quello spirito, che egli quaggiù pose interamente nelle mani del Successore di Pietro; vi diamo il più affettuoso benvenuto; vi lodiamo per il fervido amore che professate verso il santo Patriarca e i suoi degni figli; e interpretiamo la vostra presenza come una promessa di fedeltà all'autentico spirito ignaziano, tante volte dai Sommi Pontefici approvato e lodato; come un fermo proposito di avvantaggiarvi il più possibile delle grazie che il Signore vi elargisce nelle Opere a cui appartenete; e come una manifestazione della vostra gratitudine verso coloro che le promuovono e le dirigono.

Pegno dei più abbondanti favori celesti sia infine la Benedizione Apostolica, che di gran cuore impartiamo a voi, alle vostre famiglie, a quanto avete nella mente e nel cuore, e principalmente alla insigne Compagnia di Gesù, del cui illuminato zelo è frutto e prova questo vostro piissimo pellegrinaggio.


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XVII,
 Diciassettesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1955 - 1° marzo 1956, pp. 461 - 463
 Tipografia Poliglotta Vaticana

 


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