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DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO PP. XII
AI PARTECIPANTI AL IV CONGRESSO ITALIANO DELLA
 ASSOCIAZIONE SINISTRATI E DANNEGGIATI DI GUERRA*

Mercoledì, 1° febbraio 1956

 

Vediamo oggi con rinnovata compiacenza convenuti nella Casa del Padre i membri del « Comitato Direttivo Nazionale della Associazione Sinistrati e Danneggiati di Guerra », che or sono due anni furono qui per professarCi la loro devozione e udire da Noi la parola dell'incoraggiamento e del conforto.

Ancora una volta dunque siate i benvenuti, diletti figli, che non cessate di compiere con costanza e fiducia la vostra missione per una causa di tanta cristiana carità. Non ha dormito infatti il vostro zelo in questo lungo corso di tempo; e il vostro quarto Congresso, che vi ha raccolti in Roma per fare nuova leva sulla « umana sollecita comprensione », è prova della vostra attività, e vi addita alla gratitudine dei vostri assistiti, anzi della intera nazione, a cui sta a cuore che sia adeguatamente provveduto alle migliaia d'infortunati d'ogni genere, vittime della guerra.

Le loro condizioni individuali, familiari, sociali, creano difficoltà ed angustie, facili ad immaginare in quanti per forza degli eventi hanno veduto turbato, forse distrutto, il pacifico andamento della vita propria e dei loro cari, costretti come sono ai più disagiati adattamenti e a sempre nuovi sacrifici e rinunzie.

Compresi di così molesto e diffuso stato di cose, voi rimanete volenterosi e desti al posto di lavoro dove vi hanno condotti il dovere, il cuore, la Provvidenza; e con tutte le vostre forze vi adoperate ad abbreviare i tempi, a illuminare i responsabili, a dare a tutti e a ciascuno il contributo della vostra assistenza e di tutte le vostre energie.

L'impegno che voi assolvete, diletti figli, con l'intenzione pura e rivolta a Dio, non è altro che il vero e proprio esercizio di quella fratellanza cristiana, per la quale il Signor Nostro Gesù Cristo ha voluto che i suoi fossero una famiglia sola, anzi un solo corpo unito e saldo, una sola unità, stretta nell'amore, e in cui gli interessi degli uni fossero gl'interessi degli altri, i bisogni degli uni avessero risonanza effettiva nel cuore degli altri, le lagrime come le gioie degli uni fossero le lagrime e le gioie degli altri.

L'attività, che voi spiegate nella sempre più urgente questione dei risarcimenti dei danni di guerra, è parte di quello spirito di amore che esclude nel cristiano ogni forma di egoismo, e lo porta a dare agli altri il soccorso ch'egli amerebbe fosse fatto a sè, più ancora, a immedesimarsi con gli altrui mali nell'alta e nobilissima coscienza, onde l'Apostolo, pensoso di tutti i fratelli da lui evangelizzati, dei loro bisogni dell'anima e del corpo, affermava commosso: « Quis infirmatur, et ego non infirmor? » « Chi s'inferma, e non sono infermo anch'io? » (2 Cor. 11, 29). Egli aveva sentito, egli viveva, come dovrebbe vivere ogni cristiano, il grande insegnamento datoci dal divino Maestro nella nota parabola del misericordioso Samaritano, che sacrificò i suoi comodi per portare aiuto al fratello spogliato e lasciato semivivo (Luc. 10, 30 e segg.).

Portare aiuto dovete, qualunque possa essere l'esito della vostra buona azione; comunque la ripaghino gli uomini, e anche — come non di rado accade — se dovesse esser ben presto dimenticata.

Ma l'opera vostra, diletti figli, — sia pur essa lunga e difficile — vi fa sin da ora pregustare la gioia di un evento, che ricondurrà in tanti focolari la sicurezza della vita, in tanti fratelli vostri la tranquillità nel lavoro e l'alacrità nell'osservanza degli obblighi del proprio stato.

Noi vi ringraziamo della opportunità che Ci offrite di rinnovare l'augurio che tutti i danneggiati di guerra possano vedere quanto prima soddisfatti la loro giusta attesa e i loro legittimi desideri.

Con questo voto Noi preghiamo il Signore che assista la vostra intrapresa, conceda ai responsabili di assolvere nel miglior modo i doveri che ad essi spettano, e riversi su tutti — assistenti e assistiti — l'abbondanza delle sue grazie.

Auspice dei divini favori e pegno della Nostra paterna benevolenza sia a voi, diletti figli, e a tutti i danneggiati di guerra, l'Apostolica Benedizione, che ad essi, non meno che alle vostre persone, alle vostre famiglie e a quanto avete di più caro nella vita, di tutto cuore impartiamo.


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XVII,
 Diciassettesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1955 - 1° marzo 1956, pp. 505 - 506
 Tipografia Poliglotta Vaticana

 



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