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PAPA FRANCESCO

MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA
DOMUS SANCTAE MARTHAE

Il di più di Dio

Giovedì, 9 ottobre 2014

 

(da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIV, n.231, Merc. 10/10/2014)

 

«Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto». Sollecitato dal brano liturgico del Vangelo di Luca (11, 9-10), nella messa celebrata a Santa Marta giovedì mattina, 9 ottobre, Papa Francesco è tornato a meditare sul tema della preghiera, soffermandosi sulla condizione dell’uomo che chiede e sull’amore di Dio che risponde e dona in sovrabbondanza.

Dopo aver ricordato il testo della colletta pronunciata prima della liturgia della parola — «O Dio, fonte di ogni bene, che esaudisci le preghiere del tuo popolo al di là di ogni desiderio e di ogni merito, effondi su di noi la tua misericordia: perdona ciò che la coscienza teme e aggiungi ciò che la preghiera non osa sperare» — il Pontefice ha iniziato la sua riflessione notando che «è proprio della misericordia di Dio non solo perdonare — quello tutti lo sappiamo — ma essere generoso e dare di più e di più...». Nel soffermarsi in particolare sull’invocazione «e aggiungi ciò che la preghiera non osa sperare», Francesco ha sottolineato: «Noi forse nella preghiera chiediamo questo e questo, e lui ci dà di più sempre! Sempre, sempre di più».

Riprendendo poi le fila del racconto evangelico, il Papa ha ricordato come, qualche versetto prima del passo proposto dalla liturgia, gli apostoli avessero chiesto a Gesù che insegnasse loro a pregare come Giovanni aveva fatto con i discepoli. «E il Signore — ha detto — gli ha insegnato il Padre Nostro». Dopodiché il Vangelo passa a parlare della «generosità di Dio», di quella «misericordia che dà sempre di più, di più di quello che noi crediamo si possa fare».

Papa Francesco è entrato nel cuore del testo: «Se uno di voi ha un amico, a mezzanotte... Ci sono tre parole, tre parole chiave in questo brano: l’amico, il Padre e il dono». È lo spunto per legarsi all’esperienza quotidiana di ogni persona: nella nostra vita, ha detto il Pontefice, ci sono amici d’oro, «che danno la vita per l’amico», e ce ne sono anche altri più o meno buoni, ma alcuni sono amici in maniera più profonda. Non ce ne sono moltissimi: «La Bibbia ci dice “uno, due o tre... non di più”. Poi gli altri sono amici, ma non come questi».

Sempre sulla falsariga del brano lucano, il Papa ha proseguito: «Io vado a casa di lui e chiedo, chiedo, e alla fine si sente importunato per l’invadenza; si alza e dà quello che l’amico chiede». Proprio «il legame di amicizia fa che ci sia dato quello che noi chiediamo». Ma, ha spiegato, «Gesù fa un passo avanti e parla del Padre», ponendo queste domande ai suoi ascoltatori: «Quale padre tra di voi, se un figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione?». Da qui la successiva rassicurazione: «Se voi dunque che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre del cielo!». Ciò significa che «non solo l’amico che ci accompagna nel cammino della vita ci aiuta e ci dà quello che noi chiediamo; anche il Padre del cielo, questo Padre che ci ama tanto», fino a preoccuparsi — dice Gesù — di dar da mangiare agli uccellini del campo.

In questo modo il Signore, ha fatto notare Papa Francesco, «vuole risvegliare la fiducia nella preghiera». E citando ancora il Vangelo di Luca — «Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto» (11, 9-10) — il Pontefice ha spiegato: «Questa è la preghiera: chiedere, cercare il come e bussare al cuore di Dio, l’amico che ci accompagna, il Padre» che ama tutte le sue creature.

Alla fine del brano, ha messo in evidenza il Papa, c’è una frase che «sembra un po’ criptica: “Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà quello che chiedete?” Sì! Darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!». Proprio «questo è il dono, questo è il di più di Dio». Perché il Padre, ha sottolineato, «mai ti dà un regalo, una cosa che gli chiedi, così, senza incartarlo bene, senza qualcosa di più che lo faccia più bello». E «quello che il Signore, il Padre ci dà di più, è lo Spirito: il vero dono del Padre è quello che la preghiera non osa sperare». L’uomo bussa con la preghiera alla porta di Dio per chiedere una grazia. E «lui, che è Padre, mi dà quello e di più: il dono, lo Spirito Santo».

È questa, ha ribadito il Papa, la dinamica della preghiera, che «si fa con l’amico, che è il compagno di cammino della vita, si fa col Padre e si fa nello Spirito Santo». L’amico vero è Gesù: è lui, infatti, «che ci accompagna e ci insegna a pregare. E la nostra preghiera deve essere così, trinitaria». Si tratta di una sottolineatura importante per Papa Francesco che, avviandosi alla conclusione, ha richiamato un tipico dialogo avuto tante volte con i fedeli: «Ma lei crede? Sì! Sì! In che crede? In Dio! Ma cosa è Dio per lei? Dio, Dio!». Una concezione un po’ generica, astratta, che per il vescovo di Roma non corrisponde alla realtà. Perché, ha affermato, «esiste il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo: sono persone, non sono un’idea nell’aria» Insomma, ha precisato, «questo Dio spray non esiste: esistono persone!».

Questo in sintesi il messaggio finale del Pontefice: «Gesù è il compagno di cammino che ci dà quello che chiediamo; il Padre che ha cura di noi e ci ama; e lo Spirito Santo che è il dono, è quel di più che dà il Padre, quello che la nostra coscienza non osa sperare».

 



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