DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI PELLEGRINI PROVENIENTI DA PANAMA
Sala del Concistoro
Giovedì, 13 giugno 2019
Vi ringrazio per questa visita perché esprime la gratitudine. Il signor Arcivescovo ha manifestato la gratitudine di un popolo, in questo caso concentrata su di me, ma è una gratitudine reciproca, tra tutti. Nelle tue parole ringrazi anche ognuno dei panamensi, ognuno della curia qui, tutti noi che abbiamo lavorato. È bello ringraziarsi reciprocamente. È una parola che dimentichiamo spesso: “ringraziare”, ci dimentichiamo, quando abbiamo bisogno chiediamo e poi “chi s’è visto s’è visto”. Quindi questo bisogno di ringraziare ci nobilita.
Parlando di ringraziare, quando gli sposi, i giovani sposi, mi chiedono come sopravvivere al matrimonio — perché oggi bisogna parlare così, in questi termini — io dico loro: “guardate, ci sono tre parole magiche: permesso, per non essere invadenti; grazie, per ringraziare il coniuge continuamente, e scusa, quando uno fa una stupidaggine, chiede scusa”. Ebbene, voi state applicando una di queste tre parole magiche, che è la gratitudine. Anch’io sono molto grato per quello che ho visto: un popolo nobile, lo ripeto. E la nobiltà non si compra, si genera, si eredita, si respira, si vive. O sei nobile o non lo sei. Non è un certificato a darti la nobiltà. Ho trovato un paese nobile. Inoltre un paese dove il protocollo pesa, ma anche il protocollo ha bisogno di essere popolare. E quando ho visto autorità come il presidente, in jeans e maglietta, quella sera, stare in mezzo alla gente come uno tra i tanti e altre autorità fare altre cose; o quando ho visto i vescovi mescolati tra il popolo e i preti... Questa è nobiltà, è nobiltà di popolo, è rispettare il popolo, amare il popolo. Sappiamo che l’America Latina è molto minacciata da cose che tendono a rompere questa nobiltà. Questa nobiltà che abbiamo nel sangue. Che la Vergine ci difenda da tutto ciò.
Desidero ringraziarvi per tutto il lavoro persino minuzioso. La delicatezza di fare una mini giornata della gioventù per i ragazzi. Solo un’anima nobile, un popolo nobile può pensarlo. Pensare ai suoi ragazzi e al dialogo intergenerazionale che hai menzionato. Io insisterei su questo. Non desistete. Oggi bisogna rafforzare il ponte “ragazzi-nonni” perché si recuperino le radici, la memoria delle radici. Non andate alle radici per nascondervi. Lo fanno gli integralisti; no, questo no. Ma prendete la linfa dalle radici e crescete e fiorite. E date frutto, ma dalle radici, non dalla prima teoria che vi vende l’impero. No, questo no. E in tutto ciò non lasciate entrare le colonizzazioni ideologiche, che sono quelle che uccidono la nobiltà. Questo ponte aiuterà la propria identità.
Desidero anche ringraziarvi per il rispetto verso il vostro popolo nei due incontri precedenti: verso gli afroamericani e gli indigeni. Ciò è fantastico, vuol dire: no, il nostro popolo non ha cominciato da qui; no, il nostro popolo ha anche radici che devono essere integrate. Anche questa capacità di integrare è una delle cose della nobiltà. Sono rimasto molto soddisfatto a Panamá, sono rimasto molto soddisfatto. Si respirava normalità, tenerezza, una cosa molto bella. Perciò sono io a dire grazie a voi che avete reso possibile tutto ciò, e preparatevi per la seconda che, sicuramente... un mio Successore convocherà da qui a 150 anni, nessun problema! Grazie.
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