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COLLEGAMENTO VIDEO CON I GIOVANI RUSSI RIUNITI A SAN PIETROBURGO
IN OCCASIONE DEL X INCONTRO NAZIONALE DEI GIOVANI CATTOLICI DELLA RUSSIA
[23-27 agosto 2023]

DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Venerdì, 25 agosto 2023

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Cari giovani, che la pace e la gioia di Gesù siano con voi!

Tre settimane fa, abbiamo celebrato a Lisbona la Giornata Mondiale della Gioventù con i giovani di tutto il mondo. Oggi sento una grande gioia ad essere qui a condividere con voi questo momento di fede e di speranza. Il motto di questa Giornata Mondiale della Gioventù è stato: «Maria si alzò e andò in fretta» (Lc 1,39). Vorrei proporre tre idee intorno a questo motto, in modo che possiate lavorarci ulteriormente, in una riflessione che potete fare in gruppo, ciascuno secondo la propria esperienza.

Prima idea: Dio chiama e in uscita. Dio chiama a camminare, Dio ci invia a uscire e a camminare. Ognuno di voi, come Maria, è chiamato da Dio. Sì, chiamato da Dio, scelto e chiamato. Tutti siamo scelti e chiamati. Chiedetevi: “Io, sono scelto, sono scelta? Sono chiamato?”. Sì, il Signore vi ha chiamati dall’inizio della vostra vita, vi ha chiamati per nome! Chiamati prima dei talenti che abbiamo, prima dei nostri meriti, prima delle nostre oscurità e ferite, prima di tutto siamo stati chiamati. Chiamati per nome, a tu per tu. Dio non va al mucchio, no. Dio va al tu per tu.

Elisabetta, che era sterile, e Maria, la vergine: due donne che sono diventate testimoni, di che cosa?, della potenza trasformatrice di Dio. Dio trasforma. È questa esperienza dell’amore traboccante di Dio che non può non essere condivisa. Ecco perché Maria si è alzata ed è partita senza indugio, subito. Deve alzarsi in fretta. Quando Dio chiama, non possiamo rimanere seduti. Alzarci e in fretta, perché il mondo, il fratello, il sofferente, colui che sta accanto e non conosce la speranza di Dio ha bisogno di riceverlo, ha bisogno di ricevere la gioia di Dio. Mi alzo in fretta per portare la gioia di Dio. Questa è la prima idea: siamo chiamati e in uscita.

Seconda idea: l’amore di Dio è per tutti e la Chiesa è di tutti. L’amore di Dio si riconosce dalla sua ospitalità. Dio accoglie sempre, crea, crea spazio perché tutti troviamo posto e si sacrifica per l’altro, è attento ai bisogni dell’altro. Maria rimase con Elisabetta per tre mesi, aiutandola nelle sue necessità. Queste due donne stanno creando spazio per le nuove vite che nascono, Giovanni il Battista e Gesù. Ma creano anche spazio l’una per l’altra, comunicano tra loro. La Chiesa è una madre dal cuore aperto, che sa accogliere e ricevere, soprattutto coloro che hanno bisogno di maggiori cure. La Chiesa è una madre amorevole, perché è la casa di chi è amato e la casa di chi è chiamato. Quante ferite, quanta disperazione possono essere curate dove ci si sente accolti. E la Chiesa ci accoglie. Ecco perché sogno una Chiesa in cui nessuno è superfluo, dove nessunoè in più. Per favore, che la Chiesa non sia una “dogana” per selezionare chi entra e chi no. No, tutti, tutti. L’ingresso è libero. E poi, che ognuno senta l’invito di Gesù a seguirlo, a vedere come sta davanti a Dio; e per questo cammino ci sono gli insegnamenti e i Sacramenti. Ricordiamo il Vangelo: quando il padrone del banchetto manda a chiamare ai crocicchi delle strade dice: “Andate e portate tutti” (cfr Mt 22,9). Non dimenticate questa parola: tutti. La Chiesa è per tutti: giovani e vecchi, sani e malati, giusti e peccatori. Ecco cosa intendeva Gesù: tutti, tutti, tutti.

E la terza idea: è fondamentale che i giovani e gli anziani si aprano gli uni agli altri. I giovani, incontrandosi con gli anziani, hanno l’opportunità di ricevere la ricchezza delle loro esperienze e dei loro vissuti. E gli anziani, incontrandosi con i giovani, trovano in loro la promessa di un futuro pieno di speranza. È importante che voi giovani dialoghiate con gli anziani, che parliate con i nonni, che ascoltiate i nonni, che ascoltiate quell’esperienza di vita che va oltre quella dei vostri genitori. Il punto di incontro tra Maria ed Elisabetta sono i sogni. Tutte e due sognavano. I giovani sognano, i vecchi sognano. È proprio il sogno, la capacità di sognare, la visione del domani ciò che ha tenuto e mantiene unite le generazioni, come ci ricorda il profeta Gioele: “I vostri vecchi sogneranno sogni, i vostri giovani vedranno visioni” (cfr 2,28). Così gli anziani sognano tante cose: la democrazia, l’unità delle nazioni…; e i giovani profetizzano, sono chiamati a essere artigiani dell’ambiente e della pace. Elisabetta, con la saggezza degli anni – era anziana – rafforza Maria, che era giovane ed era piena di grazia, guidata dallo Spirito.

Cari giovani, non voglio fare una predica lunga. Vi invito a essere costruttori di ponti. Costruttori di ponti tra le generazioni, riconoscendo i sogni di coloro che vi hanno preceduto nel cammino. L’alleanza tra le generazioni mantiene viva la storia e la cultura di un popolo. Auguro a voi, giovani russi, la vocazione di essere artigiani di pace in mezzo a tanti conflitti, in mezzo a tante polarizzazioni che ci sono da tutte le parti, che affliggono il nostro mondo. Vi invito a essere seminatori, a spargere semi di riconciliazione, piccoli semi che in questo inverno di guerra non germoglieranno per il momento nel terreno ghiacciato, ma che in una futura primavera fioriranno. Come ho detto a Lisbona: abbiate il coraggio di sostituire le paure con i sogni. Sostituire le paure con i sogni. Sostituite le paure con i sogni. Non siate amministratori di paure ma imprenditori dei sogni. Concedetevi il lusso di sognare alla grande!

Cari giovani, vi ringrazio per il tempo che mi avete regalato, per aver voluto condividere con me un po’ dei vostri sogni e delle vostre speranze, delle vostre paure e delle vostre sofferenze. Grazie a Varvara per la sua testimonianza di famiglia. Grazie ad Alexander per la sua testimonianza di vita. Grazie! E grazie a tutti voi per la testimonianza che state dando oggi, in questo incontro.

Vi invito a guardare a Maria, a trovare il Signore, a concepirlo nel cuore e a portarlo presto, in fretta, a chi è lontano, a portarlo a chi ne ha bisogno. Siate segno di speranza, segno di pace e di gioia, come Maria, perché, con la stessa “umiltà della sua serva”, anche voi possiate cambiare la storia in cui vivete. Mettetevi in gioco per il futuro, ancorati alle radici dei nonni. Vi saluto con affetto. Sono contento di avere parlato con voi. Vi do la mia benedizione. Prego per voi e, per favore, voi non dimenticatevi di pregare per me.



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