GIOVANNI PAOLO II
UDIENZA GENERALE
Mercoledì 31 ottobre 2001
Cantico: Tutti i popoli si convertano al Signore
Lodi Venerdì 1a Settimana (Lettura: Is 45,15-16.21b-23).
1. "Veramente tu sei un Dio misterioso" (Is 45,15). Questo versetto, che introduce il Cantico proposto alle Lodi del venerdì della prima settimana del Salterio, è tratto da una meditazione del Secondo Isaia sulla grandezza di Dio manifestata nella creazione e nella storia: un Dio che si rivela, pur restando nascosto nell’impenetrabilità del suo mistero. Egli è per definizione il "Deus absconditus". Nessun pensiero lo può catturare. L’uomo può solo contemplare la sua presenza nell’universo, quasi seguendone le orme e prostrandosi nell’adorazione e nella lode.
Lo sfondo storico da cui nasce questa meditazione è quello della sorprendente liberazione che Dio procurò al suo popolo, al tempo dell’esilio babilonese. Chi avrebbe mai pensato che gli esuli di Israele potessero tornare in patria? Guardando alla potenza di Babilonia, essi avrebbero potuto solo disperare. Ma ecco il grande annuncio, la sorpresa di Dio, che vibra nelle parole del profeta: come al tempo dell’Esodo, Dio interverrà. E se allora aveva piegato con tremendi castighi la resistenza del faraone, ora si sceglie un re, Ciro di Persia, per sconfiggere la potenza babilonese e restituire a Israele la libertà.
2. "Tu sei un Dio misterioso, Dio di Israele, salvatore" (Is 45,15). Con queste parole, il profeta invita a riconoscere che Dio agisce nella storia, anche se non appare in primo piano. Si direbbe che sta "dietro le quinte". È lui il regista misterioso e invisibile, che rispetta la libertà delle sue creature, ma al tempo stesso tiene in mano le fila delle vicende del mondo. La certezza dell’azione provvidenziale di Dio è fonte di speranza per il credente, che sa di poter contare sulla presenza costante di Colui "che ha plasmato e fatto la terra e l’ha resa stabile" (Is 45,18).
L’atto creativo, infatti, non è un episodio che si perde nella notte dei tempi, così che il mondo, dopo quell’inizio, debba considerarsi abbandonato a se stesso. Dio trae continuamente all’essere la creazione uscita dalle sue mani. Riconoscerlo è anche confessare la sua unicità: "Non sono forse io, il Signore? Fuori di me non c’è altro Dio" (Is 45,21). Dio è per definizione l’Unico. Nulla gli si può paragonare. Tutto gli è subordinato. Ne consegue anche il ripudio dell’idolatria, per la quale il profeta pronuncia parole severe: "Non hanno intelligenza quelli che portano un idolo da loro scolpito e pregano un dio che non può salvare" (Is 45,20). Come mettersi in adorazione davanti a un prodotto dell’uomo?
3. Alla nostra sensibilità odierna potrebbe sembrare eccessiva questa polemica, come se prendesse di mira le immagini in sé considerate, senza avvertire che ad esse può essere attribuito un valore simbolico, compatibile con l’adorazione spirituale dell’unico Dio. Certamente, è qui in gioco la sapiente pedagogia divina che, attraverso una rigida disciplina di esclusione delle immagini, protesse storicamente Israele dalle contaminazioni politeistiche. La Chiesa, partendo dal volto di Dio manifestato nell’incarnazione di Cristo, ha riconosciuto nel Secondo Concilio di Nicea (a. 787) la possibilità di usare le immagini sacre, purché intese nel loro valore essenzialmente relazionale.
Resta tuttavia l’importanza di questo monito profetico nei confronti di tutte le forme di idolatria, spesso celate più che nell’uso improprio delle immagini, negli atteggiamenti con cui uomini e cose vengono considerati come valori assoluti e sostituiti a Dio stesso.
4. Dal versante della creazione, l’inno ci porta sul terreno della storia, dove Israele ha potuto sperimentare tante volte la potenza benefica e misericordiosa di Dio, la sua fedeltà e la sua provvidenza. In particolare, nella liberazione dall’esilio si è manifestato ancora una volta l’amore di Dio per il suo popolo, e ciò è avvenuto in modo così palese e sorprendente, che il profeta chiama a testimoni gli stessi "superstiti delle nazioni". Li invita a discutere, se possono: "Radunatevi e venite, avvicinatevi tutti insieme, superstiti delle nazioni" (Is 45,20). La conclusione a cui giunge il profeta è che l’intervento del Dio di Israele è indiscutibile.
Emerge allora una magnifica prospettiva universalistica. Dio proclama: "Volgetevi a me e sarete salvi, paesi tutti della terra, perché io sono Dio, non ce n’è un altro" (Is 45,22). Così diventa chiaro che la predilezione con cui Dio ha scelto Israele come suo popolo non è un atto di esclusione, ma piuttosto un atto di amore di cui tutta l’umanità è destinata a beneficiare.
Si profila così, già nell’Antico Testamento, quella concezione "sacramentale" della storia della salvezza, che vede nell’elezione speciale dei figli di Abramo, e poi dei discepoli di Cristo nella Chiesa, non un privilegio che "chiude" ed "esclude", ma il segno e lo strumento di un amore universale.
5. L’invito all’adorazione e l’offerta della salvezza riguardano tutti i popoli: "Davanti a me si piegherà ogni ginocchio, per me giurerà ogni lingua" (Is 45,23). Leggere queste parole in ottica cristiana significa andare col pensiero alla rivelazione piena del Nuovo Testamento, che addita in Cristo "il Nome che è al di sopra di ogni altro nome" (Fil 2,9), cosicché "nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre" (Fil 2,10-11).
La nostra lode del mattino, attraverso questo Cantico, si dilata alle dimensioni dell’universo, e dà voce anche a quanti non hanno ancora avuto la grazia di conoscere Cristo. È una lode che si fa "missionaria", spingendoci a camminare per tutte le vie, annunciando che Dio si è manifestato in Gesù come il Salvatore del mondo.
Saluti:
I offer a warm welcome to the priests taking part in the Institute for Continuing Theological Education at the Pontifical North American College. May your studies near the tombs of the Apostles deepen your love of the Lord and enrich your ministry to his people. Upon all the English-speaking pilgrims and visitors, especially those from England, Ireland, Sweden and the United States, I cordially invoke God’s blessings of joy and peace.
Je suis heureux d’accueillir les francophones présents ce matin, particulièrement les élèves du collège Saint-Joseph, de Marseille, et du Lycée Janson de Sailly, de Paris, ainsi que leurs accompagnateurs. Je salue cordialement les membres du Centre Tibériade. Puisse votre séjour affermir votre foi et faire de vous des témoins de l’Évangile ! Avec la Bénédiction apostolique.
Herzlich begrüße ich alle Pilger und Besucher aus den Ländern deutscher Sprache. Besonders willkommen heiße ich die zahlreichen Jugendlichen. Bekennt euch zum eingeborenen Sohn Gottes, indem ihr mit Freude seinen Namen preist. Gerne erteile ich euch allen und euren Lieben daheim den Apostolischen Segen.
Amados peregrinos de língua portuguesa, encontro-me convosco no final deste mês de Outubro que, como sabeis, é o mês das missões. Deus quer a salvação de todos; por isso, as grandes coisas que o Senhor tem feito por cada um de vós, deveis proclamá-las a todos apressando a hora da salvação de Deus na vida deles. Não tenhais medo! Eu vos abençoo como luz do mundo.
Doy mi cordial bienvenida a todos los peregrinos venidos de España y de Latinoamérica. Que la lectura y meditación de este Cántico del profeta Isaías os aliente a ir por todos los caminos, anunciando que Dios se ha manifestado en Jesús como Salvador del mundo. ¡Que Dios os bendiga!
Saluto in lingua croata:
Draga braćo i sestre, Kristova nazočnost u Bogosluzju čini Bogosluzje zivim srcem Crkve i njezinih višestrukih djelatnosti po kojima navješćuje Bozja djela te promiče ljubav i među ljudima svjedoči. Bogosluzje, naime, predstavlja vrhunac svekolike djelatnosti Crkve i vrelo iz kojega vrije njezina snaga (usp. SC, 10).
Srdačno pozdravljam nazočne hrvatske hodočasnike, napose vojnoga ordinarija biskupa Jurja Jezerinca koji je došao sa skupinom pripadnika hrvatskoga ratnog zrakoplovstva. Svima rado udjeljujem apostolski blagoslov.
Hvaljen Isus i Marija!
Traduzione del saluto in lingua croata:
Cari Fratelli e Sorelle, la presenza di Cristo nella Liturgia rende questa il cuore pulsante della Chiesa e delle sue molteplici attività, attraverso le quali essa annunzia le opere di Dio, promuove la carità e rende testimonianza in mezzo agli uomini. La Liturgia, infatti, rappresenta il culmine di tutta l'attività della Chiesa e la fonte da cui promana il suo vigore (cfr SC, 10).
Saluto cordialmente i pellegrini croati qui presenti. In particolare il gruppo degli appartenenti all’aeronautica militare Croata, accompagnato dall’Ordinario Militare Mons. Juraj Jezerinac. Volentieri imparto a tutti la Benedizione Apostolica.
Siano lodati Gesù e Maria!
Saluto in lingua ceca:
Srdečně zdravím poutníky z Prahy!
Chvála Kristu!
Zítra, o svátku Všech svatých, se budeme radovat společně s těmi našimi drahými, kterí nás predešli na věčnost, a kterí jiz nazívají plnosti blazenosti u Boha. Necht jejich mocná prímluva nás stále provází na pouti do nebeské slávy!
Ze srdce vám všem zehnám!
Traduzione del saluto in lingua ceca:
Un cordiale saluto ai pellegrini provenienti da Praga!
Sia lodato Gesù Cristo!
Domani, nella solennità di Tutti i Santi, esulteremo insieme a quanti - tra i nostri cari - ci hanno preceduto nell'Eternità. Essi già godono della piena Beatitudine presso Dio. La loro potente intercessione accompagni anche noi nel nostro pellegrinaggio verso la gloria del Cielo. Vi benedico tutti di cuore!
Saluto in lingua slovena:
Pozdravljam vse romarje iz Slovenije, posebej mlade iz zupnije Krize na Gorenjskem.
Naj vas obisk in molitev na grobovih apostolov in mučencev utrdi v veri, in vam da novega veselja in poguma za zivljenje po evangeliju.
Vam in vašim, dragim podeljujem moj apostolski blagoslov.
Traduzione italiana del saluto in lingua slovena:
Saluto tutti i pellegrini dalla Slovenia, specialmente i giovani dalla parrocchia di Krize della Gorenjska.
La visita e la preghiera sulle tombe degli Apostoli e dei martiri accrescano la vostra fede e vi diano nuova gioia e coraggio per vivere secondo il Vangelo.
A voi e ai vostri cari la mia Benedizione Apostolica.
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Nel rivolgere ora il mio cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, desidero esprimere un pensiero speciale ai rappresentanti dell’Associazione "Turris Eburnea", fondata a Torino dal benemerito sacerdote Mons. Michele Peyron. Mi compiaccio per la significativa attività apostolica che l'Associazione svolge in favore della formazione della gioventù, specie in ordine ai problemi dell’affettività e della preparazione al matrimonio, ed auspico che tale testimonianza porti copiosi frutti spirituali a beneficio del Popolo di Dio.
Rivolgo, poi, il mio saluto ai giovani, agli ammalati ed agli sposi novelli.
Le imminenti celebrazioni della Solennità di Tutti i Santi e della Commemorazione dei fedeli defunti, sollecitano i credenti ad innalzare lo sguardo al cielo, considerando le realtà ultime e definitive che ci attendono.
Cari giovani, perseguite come obiettivo primario la santità della vita, per preparare un futuro ricolmo di bene.
Cari ammalati, l’esempio di virtù dei Santi e la loro intercessione vi aiutino ad affrontare con coraggio le prove della vita.
Cari sposi novelli, il pensiero della Patria celeste, alla quale tutti siamo chiamati, orienti la vostra famiglia alla fedeltà a Cristo ed alla piena e reciproca comunione d’amore.
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