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MESSAGGIO DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II
PER LA QUARESIMA

Martedì, 6 marzo 1984

 

Cari fratelli e sorelle in Cristo, quante volte abbiamo letto e ascoltato il testo sconvolgente del capitolo 25° del Vangelo secondo san Matteo; «Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria . . . dirà: "Venite, benedetti dal Padre mio . . . perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare" . . .»!

Sì, il Redentore del mondo conosce e condivide ogni forma di fame degli uomini suoi fratelli. Egli soffre con quelli che non possono nutrire i loro corpi: con tutte le popolazioni vittime della siccità o delle cattive condizioni economiche, con tutte le famiglie colpite dalla disoccupazione o dalla precarietà del lavoro. E, tuttavia, la nostra terra può e deve nutrire tutti i suoi abitanti, dai bambini in tenera età a tutte le categorie di lavoratori, fino alle persone anziane.

Cristo soffre ugualmente con quelli che sono legittimamente affamati di giustizia e di rispetto della propria dignità umana, con quelli che sono privati delle loro libertà fondamentali, con quelli che sono abbandonati o, peggio ancora, sfruttati nella loro situazione di povertà.

Cristo soffre con quelli che aspirano a una pace equa e generale, mentre essa è distrutta o minacciata da tanti conflitti o da un riarmo assurdo. E' permesso dimenticare che il mondo è da costruire e non da distruggere?

In una parola, Cristo soffre con tutte le vittime della miseria materiale, morale e spirituale. «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare . . . ero forestiero e mi avete ospitato, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti e trovarmi» (Mt 25, 35-36). Il giorno del Giudizio queste parole saranno rivolte a ciascuno di noi, ma già ora esse ci interpellano e ci giudicano.

Dare del proprio superfluo e anche del necessario non è sempre uno slancio spontaneo della nostra natura. E' proprio per questa ragione che dobbiamo aprire instancabilmente gli occhi fraterni sulla persona e la vita dei nostri simili, stimolare in noi stessi questa fame e sete di condivisione, di giustizia, di pace, al fine di passare realmente ad azioni che contribuiranno a soccorrere le persone e le popolazioni duramente provate.

Cari fratelli e sorelle, in questo tempo di Quaresima dell'Anno Giubilare della Redenzione, convertiamoci ancora, riconciliamoci più sinceramente con Dio e con i nostri fratelli. Questo spirito di penitenza, di condivisione e di digiuno si tradurrà in gesti concreti, ai quali le vostre Chiese locali certamente vi inviteranno.

«Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia» (2 Cor 9, 7). Questa esortazione di san Paolo ai Corinzi è proprio di attualità. Possa ciascuno provare profondamente la gioia per il nutrimento condiviso, per l'ospitalità offerta al forestiero, per gli aiuti dati alla promozione umana dei poveri, per il lavoro procurato ai disoccupati, per l'esercizio onesto e coraggioso delle proprie responsabilità civili e socio-professionali, per la pace vissuta nel santuario familiare e in tutte le vostre relazioni umane! E' tutto ciò l'amore di Dio, a cui dobbiamo convertirci. Amore inseparabile dal servizio così spesso urgente del nostro prossimo. Auguriamoci, e meritiamolo, di poter udire da Cristo nell'ultimo giorno che, nella misura in cui abbiamo fatto del bene a uno dei più piccoli fra i suoi fratelli, l'abbiamo fatto a lui!



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