DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI AL PELLEGRINAGGIO
DELLE DIOCESI SICILIANE DI TRAPANI, MAZARA DEL VALLO,
CALTANISSETTA, AGRIGENTO E CATANIA
Giovedì, 22 giugno 1995
Venerati Fratelli nell’Episcopato,
Cari Fratelli e Sorelle!
1. Sono lieto di accogliervi, carissimi fedeli delle Diocesi di Trapani, Mazara del Vallo, Caltanissetta, Agrigento e Catania, venuti in pellegrinaggio a Roma per restituire la Visita pastorale da me compiuta nelle vostre sedi.
Saluto voi, Pastori di così elette porzioni del Popolo di Dio in Sicilia; saluto i molti presbiteri, religiosi, religiose e la nutrita rappresentanza di laici. A tutti ed a ciascuno il mio cordiale benvenuto.
Ringrazio, in particolare, Mons. Luigi Bommarito, Arcivescovo di Catania, per le parole rivoltemi anche a nome vostro. Egli ha voluto manifestare le speranze e i propositi di impegno che siete andati maturando, in vista degli appuntamenti con cui le vostre comunità ecclesiali intendono segnare gli anni che concludono il secondo millennio cristiano.
Un pensiero di speciale deferenza va alle Autorità civili, alle quali rivolgo il mio apprezzamento per l’opera svolta in occasione dei miei passaggi nella vostra regione.
Mi tornano alla mente le varie tappe dei miei pellegrinaggi apostolici fra voi: Trapani e Erice, Mazara del Vallo e Agrigento; Caltanissetta, dove ho incoraggiato e benedetto i lavori del Sinodo diocesano, ora felicemente concluso; Siracusa e Catania, dove ho proclamato beata Suor Caterina Morano.
2. L’odierna vostra visita mi consente di ricordare la grazia degli incontri avuti con la gente delle vostre amate terre.
Penso all’abbraccio cordiale e festoso di cui, come Successore di Pietro, sono stato fatto oggetto. Ricordo con commozione le numerose assemblee e le celebrazioni liturgiche, arricchite della fervida partecipazione dei tantissimi fedeli convenuti.
Ricordo soprattutto gli incontri con la meravigliosa gioventù dell’Isola. Cari giovani amici di Sicilia, come non rinnovarvi il mio augurio e il grazie più cordiale per il vostro entusiasmo generoso, che ha dato conforto e sostegno ai passi del mio ministero?
3. Come è noto, i miei viaggi nella vostra Isola sono stati attentamente seguiti dall’opinione pubblica. Ciò non senza ragione. La chiamata alla Cattedra di Pietro mi ha sempre più avvicinato alla vita ed ai problemi delle popolazioni che ho via via incontrato e, in particolare, della Nazione italiana.
Così sono venuto in Sicilia col desiderio di conoscervi e soprattutto per confermarvi nella fede in Cristo e confortarvi nell’impegno della carità cristiana. Sono tornato a Roma portando con me la certezza che il fuoco della fede, acceso due millenni or sono, arde ancora vivamente nelle vostre anime. In Sicilia la Chiesa vive ed opera, testimonia ed evangelizza la parola dell’amore annunciata da Cristo.
4. Quel grido sgorgatomi dal cuore ad Agrigento, alla fine della celebrazione eucaristica nella Valle detta dei Templi, è nato dalla considerazione che la Sicilia, tanto ricca di umanità e di talento, di risorse e di fede, da troppo tempo, in vasti settori dell’opinione pubblica, viene segnata a dito e denigrata come se le organizzazioni criminose ne fossero oggi l’espressione più significativa. Quel grido è nato dalla fiducia nelle qualità umane e cristiane di un popolo illustre per il ricchissimo patrimonio di civiltà che ne caratterizza il passato e degno di rispetto per le molte sofferenze del presente, sofferenze che non sono tuttavia riuscite a fiaccarne la volontà di riscatto.
Carissimi Siciliani, è giunto il momento di fare appello ad ogni sana energia. All’approssimarsi del nuovo millennio, ho invitato più volte tutta la Chiesa a compiere un coraggioso esame di coscienza, affinché la potenza e la grazia di Dio possano aprire una pagina nuova nella storia. Propongo altrettanto a voi, cari fedeli della Sicilia. Voi dovete assumervi il vigoroso impegno di proseguire nello sforzo di dare alla vostra terra un volto rinnovato, degno della cultura e della civiltà cristiana che ha segnato la vostra Isola. Questo ho voluto gridare ad Agrigento.
La mafia è generata da una società spiritualmente incapace di riconoscere la ricchezza della quale il popolo di Sicilia è portatore. A voi, pertanto, oggi ripeto ciò che dissi a Catania nel corso della mia ultima Visita: “Sii felice, Sicilia. Sii consapevole della tua ricchezza e specialmente di quella, davvero inestimabile, della fede in Cristo”. Sarai libera se avrai il coraggio di schierarti consapevolmente dalla parte dell’unico Signore della storia.
5. Cari cristiani di Sicilia, ho avuto modo di conoscere i problemi che travagliano la vostra società e le sfide che essi vi pongono. Voi avete fornito un contributo importante allo sviluppo economico, e la vostra Isola, come gran parte del Mezzogiorno, si trova oggi inserita in quel sistema avanzato che voi avete contribuito a creare. Tuttavia essa rimane priva di una congrua base produttiva locale. I vostri giovani ne pagano il prezzo in termini di disoccupazione. Occorre fare ancora dei passi per raggiungere nel progresso una vera pace sociale.
6. Cari Fratelli e Sorelle, tali problematiche non fiacchino mai il vostro impegno umano ed evangelico. Rinnovate, pertanto, la vostra fiducia in Colui che ha vinto il mondo. Resistete alla tentazione di identificarvi ed associarvi a forze disumane ed ingovernabili, che vi umiliano nell’individualismo sterile di una mentalità angusta.
Abbiate l’umile coraggio di prendere nelle vostre mani il futuro, illuminati e guidati dalla signoria di Cristo. So che su tale linea già state camminando, preparandovi anche al Convegno che la Chiesa italiana terrà a Palermo nel prossimo mese di novembre. Assumete il ruolo che a voi compete all’interno della Comunità nazionale, dalla quale molto potete ricevere ed alla quale molto potete dare.
Consentite a me, Successore di Pietro, di ripetervi con amore e convinzione, ma anche con intensa partecipazione al fascino e al dolore dell’esistenza d’ogni uomo e d’ogni donna, le parole di Pietro all’uomo storpio che elemosinava presso la porta del Tempio: “Non possiedo né oro né argento, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!” (At 3, 5).
Cammina, Sicilia! Che il prossimo millennio ti veda protagonista umile ed attiva della tua storia nell’impegno per la giustizia e per l’autentico progresso sociale!
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