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PAROLE DI GIOVANNI PAOLO II
A SUA SANTITÀ BARTHOLOMAIOS I E AL SUO SEGUITO

Martedì, 27 giugno 1995

 

“Benedetto colui che viene nel nome del Signore” (Sal 117, 26).

Santità, Amati fratelli che accompagnate il Patriarca ecumenico in visita alla Chiesa di Roma!

Con sentimenti di personale e profonda riconoscenza al Signore sono lieto di offrirvi il mio più cordiale e fraterno benvenuto.

Vi sono particolarmente grato perché la vostra desiderata ed apprezzata visita rende più ricca di gioia la solennità dei Santi Pietro e Paolo, festa patronale della Chiesa di Cristo che è in Roma.

“Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme!” (Sal 133, 1).

L’incontro dei fratelli nell’amore reciproco non può non suscitare in ciascuno echi spirituali profondi. I fratelli sperimentano infatti la grazia dei doni comuni e avvertono la presenza misteriosa del Signore: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Mt 18, 20).

Nella Sua persona, Santità, e in coloro che L’accompagnano, intendo salutare il Santo Sinodo del Patriarcato ecumenico e tutti gli ortodossi del mondo. La sua presenza è ai miei occhi espressione del ricchissimo patrimonio spirituale e della varietà di doni delle Chiese ortodosse. Nel nostro tempo, e dopo i grandi rivolgimenti degli ultimi anni, le Chiese ortodosse si dedicano con impegno a riorganizzare la loro vita pastorale e la loro opera evangelizzatrice. Esse possono essere certe della nostra simpatia e della nostra disponibilità per una collaborazione a servizio dell’annuncio dell’unico Vangelo.

Ci incamminiamo insieme verso il Grande Giubileo dell’Anno Duemila che vorremmo celebrare più vicini, sì da proclamare al mondo la nostra comune fede, protesi verso una comunione che sia tra noi sempre più salda e piena.

Anche per questo motivo, Santità, considero questo nostro incontro benedetto da Dio. E al Signore rivolgo la mia preghiera affinché Egli conceda a cattolici ed ortodossi, un segno eloquente della Speranza che ci anima. Renda questo nostro incontro, carissimo Fratello, un’occasione preziosa per progredire insieme, con la preghiera, il dialogo, la collaborazione, lungo la via della visibile unità.

La ringrazio di cuore per l’onore che mi ha fatto con questa Sua visita alla Sede di Roma e per la gioia che la Sua presenza reca tra noi.

Nel ripeterLe il mio più cordiale benvenuto, desidero assicurarLa che l’intera Chiesa cattolica e, in particolare, questa diocesi di Roma, L’accoglie con quell’amore che si nutre per i fratelli e con quella venerazione che è dovuta ai successori degli Apostoli. “Benedetto colui che viene nel nome del Signore”.

 

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