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VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ LEONE XIV
IN TÜRKIYE E IN LIBANO
CON PELLEGRINAGGIO A İZNIK (TÜRKIYE)
IN OCCASIONE DEL 1700° ANNIVERSARIO DEL PRIMO CONCILIO DI NICEA

(27 novembre - 2 dicembre 2025)

INCONTRO CON I GIOVANI

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Piazzale antistante il Patriarcato di Antiochia dei Maroniti (Bkerké)
Lunedì, 1° dicembre 2025

[Multimedia]

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Assalamu lakum! (la pace sia con voi)

Cari giovani del Libano, assalamu lakum!

Questo è il saluto di Gesù risorto (cfr Gv 20,19) e sostiene la gioia del nostro incontro: l’entusiasmo che sentiamo nel cuore esprime l’amorevole vicinanza di Dio, che ci riunisce come fratelli e sorelle per condividere la fede in Lui e la comunione fra di noi.

Ringrazio tutti voi per il calore col quale mi avete accolto, così come Sua Beatitudine per le cordiali parole di benvenuto. In modo particolare saluto i giovani provenienti dalla Siria e dall’Iraq, e i libanesi venuti in patria da vari Paesi. Siamo tutti radunati qui per ascoltarci gli uni gli altri e per chiedere al Signore di ispirare le nostre scelte future. A questo proposito, le testimonianze che Anthony e Maria, Elie e Joelle hanno condiviso con noi ci aprono davvero il cuore e la mente.

I loro racconti parlano di coraggio nella sofferenza. Parlano di speranza nella delusione, di pace interiore nella guerra. Sono come stelle lucenti in una notte buia, nella quale già scorgiamo il chiarore dell’aurora. In tutti questi contrasti, molti tra noi possono riconoscere le loro stesse esperienze, nel bene come nel male. La storia del Libano è intessuta di pagine gloriose, ma è segnata anche da ferite profonde, che stentano a rimarginarsi. Queste ferite hanno cause che travalicano i confini nazionali e si intrecciano con dinamiche sociali e politiche molto complesse. Carissimi giovani, forse vi rammaricate di aver ereditato un mondo lacerato da guerre e sfigurato dalle ingiustizie sociali. Eppure c’è speranza, e c’è speranza dentro di voi! Voi avete un dono che tante volte a noi adulti sembra ormai sfuggire. Voi avete speranza! E voi avete il tempo! Avete più tempo per sognare, organizzare e compiere il bene. Voi siete il presente e tra le vostre mani già si sta costruendo il futuro! E avete l’entusiasmo per cambiare il corso della storia! La vera resistenza al male non è il male, ma l’amore, capace di guarire le proprie ferite, mentre si curano quelle degli altri.

La dedizione di Anthony e Maria per chi era nel bisogno, la perseveranza di Elie e la generosità di Joelle sono profezie di un futuro nuovo, da annunciare con la riconciliazione e con l’aiuto reciproco. Si avvera così la parola di Gesù: «Beati i miti, perché erediteranno la terra» e «Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5,5.9). Cari giovani, vivete alla luce del Vangelo, e sarete beati agli occhi del Signore!

La vostra patria, il Libano, rifiorirà bella e vigorosa come il cedro, simbolo dell’unità e della fecondità del popolo. Voi sapete bene che la forza del cedro è nelle radici, che normalmente hanno le stesse dimensioni dei rami. Il numero e la forza dei rami corrisponde al numero e alla forza delle radici. Allo stesso modo, il tanto bene che oggi vediamo nella società libanese è il risultato del lavoro umile, nascosto e onesto di tanti operatori di bene, di tante radici buone che non vogliono far crescere solo un ramo del cedro libanese, ma tutto l’albero, in tutta la sua bellezza. Attingete dalle radici buone dell’impegno di chi serve la società e non “se ne serve” per i propri interessi. Con un generoso impegno per la giustizia, progettate insieme un futuro di pace e di sviluppo. Siate la linfa di speranza che il Paese attende!

A questo proposito, le vostre domande permettono di tracciare un cammino certamente impegnativo, ma proprio perciò appassionante.  

Mi avete chiesto dove trovare il punto fermo per perseverare nell’impegno per la pace. Carissimi, questo punto fermo non può essere un’idea, un contratto o un principio morale. Il vero principio di vita nuova è la speranza che viene dall’alto: è Cristo! Gesù è morto e risorto per la salvezza di tutti. Egli, il Vivente, è il fondamento della nostra fiducia; Egli è il testimone della misericordia che redime il mondo da ogni male. Come ricorda Sant’Agostino, riecheggiando l’apostolo Paolo, «in Lui è la nostra pace, e da Lui viene la nostra pace» (Commento al Vangelo di Giovanni, LXXVII, 3). La pace non è autentica se è solo frutto di interessi di parte, ma è davvero sincera quando io faccio all’altro quello che vorrei l’altro facesse a me (cfr Mt 7,12). Con animo ispirato, San Giovanni Paolo II diceva che «non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono» (Messaggio per la XXXV Giornata Mondiale della Pace, 1 gennaio 2002). È proprio così: dal perdono viene la giustizia, che è fondamento della pace.

La vostra seconda domanda può allora trovare risposta proprio in questa dinamica. È vero, viviamo tempi nei quali le relazioni personali appaiono fragili e si consumano come se fossero oggetti. Anche tra i più giovani, a volte, alla fiducia nel prossimo si contrappone l’interesse individuale, alla dedizione verso l’altro si preferisce il proprio tornaconto. Questi atteggiamenti rendono superficiali anche parole bellissime come l’amicizia e l’amore, che spesso vengono confuse con un senso di soddisfazione egoistica. Se al centro di una relazione di amicizia o di amore c’è il nostro io, questa relazione non può essere feconda. Allo stesso modo, non si ama davvero se si ama a termine, finché dura un sentimento: un amore a scadenza è un amore scadente. Al contrario, l’amicizia è vera quando dice “tu” prima di “io”. Questo sguardo rispettoso e accogliente verso l’altro ci consente di costruire un “noi” più grande, aperto all’intera società, a tutta l’umanità. E l’amore è autentico e può durare per sempre solo quando riflette lo splendore eterno di Dio, Dio che è amore (cfr 1Gv 4,8). Relazioni solide e feconde si costruiscono insieme sulla reciproca fiducia, su questo “per sempre”, che palpita in ogni vocazione alla vita familiare e alla consacrazione religiosa.

Carissimi giovani, cos’è che più di qualsiasi cosa esprime la presenza di Dio nel mondo? L’amore, la carità! La carità parla un linguaggio universale, perché parla ad ogni cuore umano. Essa non è un ideale, ma una storia rivelata nella vita di Gesù e dei santi, che sono nostri compagni tra le prove della vita. Guardate in particolare a tanti giovani che, come voi, non si sono lasciati scoraggiare dalle ingiustizie e dalle contro-testimonianze ricevute, anche nella Chiesa, ma hanno provato a tracciare nuove strade, alla ricerca del Regno di Dio e della sua giustizia. Con la forza che ricevete da Cristo, costruite un mondo migliore di quello che avete trovato! Voi giovani siete più diretti nel cucire relazioni con gli altri, anche diversi per background culturale e religioso. Il vero rinnovamento, che un cuore giovane desidera, comincia dai gesti quotidiani: dall’accoglienza del vicino e del lontano, dalla mano tesa all’amico e al profugo, dal difficile ma doveroso perdono del nemico.

Guardiamo a quanti esempi stupendi ci hanno lasciato i santi! Pensiamo a Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis, due giovani che sono stati canonizzati in quest’anno santo del Giubileo. Guardiamo ai tanti santi libanesi. Quale bellezza singolare è manifesta nella vita di Santa Rafqua, che con forza e mitezza resistette per anni al dolore della malattia! Quanti gesti di compassione ha compiuto il Beato Yakub El-Haddad, aiutando le persone più abbandonate e dimenticate da tutti!

Quale luce potente proviene dalla penombra in cui decise di ritirarsi San Charbel, lui che è divenuto uno dei simboli del Libano nel mondo! I suoi occhi sono raffigurati sempre chiusi, come per trattenere un mistero infinitamente più grande. Attraverso gli occhi di San Charbel, chiusi per vedere meglio Dio, noi continuiamo a cogliere con più chiarore la luce di Dio. È bellissimo il canto a lui dedicato: “O tu che dormi e i tuoi occhi sono luce per i nostri, sulle tue palpebre è fiorito un grano d’incenso”. Cari giovani, anche sui vostri occhi brilli la luce divina e fiorisca l’incenso della preghiera. In un mondo di distrazioni e vanità, ogni giorno abbiate un tempo per chiudere gli occhi e per guardare solo Dio. Egli, se a volte sembra essere silenzioso o assente, si rivela a chi lo cerca nel silenzio. Mentre vi impegniate nel fare il bene, vi chiedo di essere contemplativi come San Charbel: pregando, leggendo la Sacra Scrittura, partecipando alla Santa Messa, sostando in adorazione. Papa Benedetto XVI diceva ai cristiani del Levante: «Vi invito a coltivare continuamente l’amicizia vera con Gesù attraverso la forza della preghiera» (Esort. ap. Ecclesia in Medio Orientee, 63).

Miei cari amici, tra tutti i santi e le sante risplende la Tutta Santa, Maria, Madre di Dio e Madre nostra. Molti giovani portano la corona del Rosario sempre con sé in tasca, al polso o al collo. Com’è bello guardare a Gesù con gli occhi del cuore di Maria! Anche da qui, dove siamo in questo momento, com’è dolce sollevare lo sguardo alla Nostra Signora del Libano, con speranza e fiducia!

Cari giovani, permettetemi infine di consegnarvi la preghiera, semplice e bellissima, attribuita a San Francesco d’Assisi: «O Signore, fa’ di me uno strumento della tua Pace: dove è odio, fa che io porti l’Amore; dove è offesa, che io porti il perdono; dove è discordia, che io porti l’unione; dove è dubbio, che io porti la fede; dove è errore, che io porti la verità; dove è disperazione, che io porti la speranza; dove è tristezza, che io porti la gioia; dove sono le tenebre, che io porti la luce». Questa preghiera mantenga viva in voi la gioia del Vangelo, l’entusiasmo cristiano. “Entusiasmo” significa “avere Dio nell’animo”: quando il Signore abita in noi, la speranza che Lui ci dona diventa feconda per il mondo. Vedete, la speranza è una virtù povera, perché si presenta a mani vuote: sono mani libere per aprire le porte che sembrano chiuse dalla fatica, dal dolore e dalla delusione.

Il Signore sarà sempre con voi, e state certi del sostegno di tutta la Chiesa nelle sfide decisive della vostra vita e nella storia del vostro amato Paese. Vi affido alla protezione della Madre di Dio e Nostra Signora, che dalla sommità di questo monte guarda a questa nuova fioritura. Giovani libanesi, crescete vigorosi come i cedri e fate fiorire il mondo di speranza!

[Benedizione]

Grazie a tutti! Shukran!