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DISCORSO DEL SANTO PADRE LEONE XIV
AI PARTECIPANTI ALLA 104a ASSEMBLEA GENERALE
DELL’UNIONE SUPERIORI GENERALI (USG)

Aula del Sinodo
Mercoledì, 26 novembre 2024

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Muchas gracias, padre Arturo [Sosa, Presidente dell’Unione Superiori Generali], por sus palabras.

Cari fratelli,

sono contento di incontrarvi in occasione della vostra centoquattresima Assemblea Generale. Come sapete, anch’io ho svolto il ministero che vi è affidato e conosco l’importanza di ritrovarsi insieme per ascoltare e discernere, alla luce dello Spirito Santo, ciò che il Signore chiede a voi e ai vostri Ordini e Congregazioni per il bene della Chiesa.

Per questa assemblea avete scelto il tema “Fede connessa: vivere la preghiera nell’era digitale”. Esso tocca tre aree oggigiorno molto importanti per la vita religiosa: la relazione con Dio, l’incontro coi fratelli e il confronto con il mondo digitale.

Cominciamo a considerare la prima: la relazione con Dio. Nella Bolla di Indizione del Giubileo in corso Papa Francesco, invitandoci a essere “pellegrini di speranza”, scriveva: «La storia dell’umanità e quella di ciascuno di noi non corrono verso un punto cieco o un baratro oscuro, ma sono orientate all’incontro con il Signore della gloria […]: è con questo spirito che facciamo nostra la commossa invocazione dei primi cristiani, con la quale termina l’intera Scrittura: “Vieni, Signore Gesù!” (Ap 22,20)» (Spes non confundit, 19).

La nostra speranza si fonda sulla consapevolezza di camminare verso l’incontro e la piena comunione con Dio, che per primo ci ha offerto la sua amicizia (cfr S. Giovanni Paolo II, Esort. ap. Vita consecrata, 27). Per questo, fondamentale nell’esistenza di ogni consacrato è la preghiera: spazio relazionale entro il quale il cuore si apre al Signore, imparando a chiedere e a ricevere con fiducia e gratitudine il suo amore che guarisce, trasforma e infiamma alla missione (cfr Conc. Ecum. Vat. II, Decr. Perfectae caritatis, 6). Così testimoniamo ciò che realmente siamo: creature bisognose di tutto, abbandonate nelle mani provvidenti e buone del Creatore.

Ed è importante, per la nostra vita e per il nostro apostolato, che coltiviamo questa fede perché non si affievolisca, magari a causa di fughe o difese, oppure soffocata dall’ansia o dalla presunzione di sentirci “gestori di molti servizi” (cfr Lc 10,40). Allora, abbagliati dai riflettori dell’efficientismo, intorpiditi dai fumi del compromesso o bloccati dalla paralisi della paura, rischiamo di fermarci, oppure di trasformare il nostro cammino di pellegrini in una corsa disordinata e logorante, dimentica dalla sua fonte e della sua meta. A tale scopo il Giubileo ci offre un’occasione preziosa per tornare a ciò che conta, stringendoci al cuore infuocato di Dio, perché siano la sua luce e il suo calore a guidare e alimentare il nostro procedere personale e i nostri percorsi comunitari!

Questo ci porta al secondo valore su cui fermarci: l’incontro con i fratelli. In proposito, Papa Francesco ci ha invitato a «incontrarci in un “noi” che sia più forte della somma di piccole individualità» (Lett. enc. Fratelli tutti, 78), a «scoprire e trasmettere la “mistica” di vivere insieme» (Esort. Ap. Evangelii gaudium, 87). In tale dinamica gli Istituti, gli Ordini e le Congregazioni che rappresentate sono, per così dire, corpi carismatici, in cui tutti sono profondamente connessi per la stessa umanità, per la medesima fede, per l’appartenenza a Cristo e per la chiamata che unisce nella fraternità. Così nella Chiesa, «soggetto comunitario e storico della sinodalità e della missione» (Documento Finale della Seconda Sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, 17), i legami sono trasfigurati in vincoli sacri, in canali di grazia, in vene e arterie vive che irrorano un unico corpo con lo stesso sangue.

E questo ci porta al terzo aspetto: il confronto con il mondo digitale. La tecnologia informatica rappresenta infatti una sfida anche per i consacrati. Da un lato offre possibilità immense di bene, sia per la vita comune che per l’apostolato. Sarebbe miope ignorare le straordinarie opportunità che fornisce alla comunione e alla missione, permettendoci di raggiungere persone lontane, di condividere la fede attraverso nuovi linguaggi, di arrivare anche a chi, per vie ordinarie, fatica ad avvicinarsi alle nostre comunità. Al tempo stesso, però, queste risorse possono influenzare fortemente, e non sempre per il meglio, il nostro modo di costruire e mantenere relazioni. È facile, ad esempio, lasciarsi tentare dall’idea di sostituire la mera connessione virtuale ai rapporti reali tra le persone, dove sono indispensabili presenza, ascolto prolungato e paziente e condivisione profonda di idee e sentimenti (cfr Francesco, Esort. ap. Christus vivit, 88).

Come Superiori, voi avete la responsabilità di custodire anche in questo ambito la fraternità e la comunione, vigilando affinché i mezzi tecnici non compromettano l’autenticità delle relazioni, né riducano gli spazi necessari a coltivarle. In particolare vorrei sottolineare che strumenti tradizionali di comunione come i Capitoli, i Consigli, le Visite canoniche e i momenti formativi non possono essere relegati all’ambito dei collegamenti “a distanza”. La fatica del trovarsi insieme per dialogare e confrontarsi è parte integrante della nostra identità evangelica. In questo paesaggio di luci e di ombre ci attende una sfida: quella di integrare con equilibrio nova et vetera (cfr Mt 13,52), custodendo e coltivando la relazione con Dio e con i fratelli, senza trascurare o seppellire, per pigrizia o per timore, i nuovi talenti che il Signore mette nelle nostre mani (cfr Mt 25,14-30).

Carissimi, vi ringrazio per il difficile e delicato compito che svolgete, vi benedico di cuore e prego per tutti voi e per le vostre comunità. Grazie!