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UDIENZA GENERALE DI PAOLO VI

Mercoledì, 22 aprile 1964

 

Diletti Figli e Figlie!

Noi salutiamo la vostra venuta a Roma, e precisamente il vostro arrivo alla tomba di San Pietro, come l’afflusso ad un punto centrale delle strade della vita. Quel detto, che afferma che «tutte le strade conducono a Roma», e che si riferisce alla meravigliosa raggiera di vie, di cui l’antica Roma seppe circondarsi per organizzare d’intorno a sé l’unità e l’universalità del suo impero, quel detto può e deve intendersi anche in senso spirituale e religioso: ogni cammino dell’uomo in cerca del suo supremo destino è rivolto verso Dio; a Dio non si va, o meglio non si arriva, se non attraverso Cristo, come ha detto Lui stesso: «Io sono la via!» (Io. 14, 6). E Cristo ha voluto rendersi accessibile mediante la Chiesa, che qui appunto ha il suo centro ed il suo Capo visibile. Qui il Signore è presente nel ministero del suo Apostolo, da lui creato sommo Pastore dei seguaci, e qui il Signore continua in Pietro e nei suoi successori la sua missione di maestro e di salvatore di quegli uomini che ascoltano la sua voce e accettano la sua guida.

Ecco perché salutiamo il vostro arrivo in questa basilica come la mèta dell’itinerario simbolico delle vostre anime, le quali camminano sul buon sentiero della fede e della vita cristiana, e qui scoprono la linea del suo svolgimento ideale, la quale qua è diretta per arrivare al suo traguardo finale, e di qua riparte per inoltrarsi nella via segnata a ciascuno in questo mondo dalla volontà di Dio.

In altri termini Noi pensiamo che la vostra presenza a questa grande udienza abbia rapporto con l’orientamento morale e religioso di ciascuna delle vostre anime verso il programma di vita cristiana assegnato ad ognuno di voi e illuminato da quella fede che la Chiesa solleva sopra i vostri passi come la lampada illuminatrice e confortatrice.

Sì, figlioli carissimi: ripensate in questo momento il disegno della vostra vita; ricordate che essa non ha senso e valore se non rispetto a Dio, e che a Dio da soli non si va; occorre l’assistenza, la sapienza, la grazia dei fratelli, della comunità organizzata in Chiesa; occorre avere la Chiesa come madre, dice S. Agostino, se vogliamo avere Dio come Padre.

E vi piacerà allora meditare le parole, che voi oggi in certo modo realizzate, di San Paolo, le quali, -mentre ci mostrano come lo zelo dell’Apostolo lo spingeva a incentrare in Roma il suo piano missionario, sembrano presagire la gravitazione spirituale di tutto il cristianesimo verso il suo centro, non solo geografico, ma provvidenziale: «Io, diceva S. Paolo dopo il suo terzo viaggio apostolico, devo vedere anche Roma» (Act. 19, 21); e scrivendo poi ai Romani dirà di avere da molti anni desiderio ardente di recarsi da loro (Rom. 15, 23). L’attrazione di Roma non si eserciterà, dopo di allora, soltanto sopra coloro che sentono il fascino della città storica e magnifica, ma sopra quelli che hanno l’ansia d’incontrarsi con Cristo: i Santi sentono in Roma il polo dei loro profondi e grandi desideri spirituali, non solo corrispondenti ad una loro devozione religiosa, ma ad una loro concezione del cristianesimo nel mondo. Si potrebbero ricordare gli esempi di tanti Santi pellegrini verso l’Urbe, o romei, come si chiamavano nel medioevo; citiamo per tutti ciò che il biografo di Santa Brigida scrive d’una sua visione, nella quale il Signore stesso le comanda «Vade Romam!», va a Roma; e sebbene a quel tempo (verso il 1349) la Città eterna fosse ridotta in condizioni tristissime, come non mai, essa era egualmente proclamata: «compendium est ad caelum», è la scorciatoia per il cielo.

E pensando a queste cose, che si addicono al vostro viaggio ed a questa udienza, vedrete che la Chiesa vi apparirà non più come un’istituzione puramente esteriore, ma altresì e ben più come un fatto misterioso, che interessa la cella più interiore del cuore; la cella cioè del nostro incontro con Dio, nella quale essa, la Chiesa, proietta la sua luce di verità e di salvezza.

Confermate perciò in questo felice momento la vostra adesione alla santa Chiesa cattolica, la vostra fedeltà, il vostro amore; e ricevete a conferma di tali sentimenti e di tali propositi la Nostra Benedizione Apostolica. 


Saluti

Parmi les groupes présents à cette audience, Nous voulons saluer en particulier les membres de la Deuxième Conférence de I’Enseignement Catholique des Pays du Proche et du Moyen Orient.

Nous savons les difficultés que rencontre l’Ecole catholique dans plusieurs de ces Pays. Mais Nous savons aussi de quel coeur l’office International de l’Enseignement Catholique s’efforce d’y faire face. En pourvoyant comme vous le faites, chers Fils, au bien des âmes des enfants dans ces régions, vous assurez en même temps pour l’avenir, dans l’intérêt véritable des populations, la sauvegarde des bienfaits humains et culturels dont elles sont redevables à l’enseignement catholique.

C’est donc de grand coeur que Nous vous encourageons à poursuivre votre tâche difficile et méritoire. Nous souhaitons le meilleur succès à votre conférence et accordons de tout coeur à ceux qui y participent une large Bénédiction Apostolique. 

 



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