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PAOLO VI

UDIENZA GENERALE

Sabato, 25 aprile 1970

 

Vibri sempre l'«Alleluia» in ogni cuore

Noi vi saluteremo con un grido di stagione, la stagione pasquale, che, come tutti sapete, mette sulle labbra della Chiesa questa esclamazione: alleluia! Alleluia diremo pertanto noi pure a voi, cari visitatori, invitandovi tutti a ripeterlo nel cuore con noi. È un grido di gioia, che esprime il sentimento, semplice e denso ad un tempo, di cui i cuori dei Fedeli traboccano nella celebrazione della festa della risurrezione di Cristo, per la memoria del fatto storico e reale che conclude la narrazione evangelica e per l’intelligenza, esultante ed accecata di luce, del mistero della redenzione e della vita nuova, che da Cristo ai cristiani si estende.
Alleluia vuol dire: lode a Dio, ed esprime il gaudio e l’entusiasmo che sostiene ed accompagna, come un canto, il nostro ormai sicuro pellegrinaggio verso la pienezza dell’eterna vita (Cfr. S. AUG., Sermo 255; PL 38, 1186).
Un’intenzione occasionale e un’intenzione pastorale suggeriscono a noi questa beatificante parola: noi vorremmo che voi, visitatori e pellegrini convenuti a questa Udienza generale straordinaria, aveste a provare un’interiore impressione di gioia, di quella gioia singolare, la quale ancor più sale dal di dentro dell’anima che non sia tanto provocata dalla sempre stupenda e impressionante visione dei monumenti dell’Urbe e dalla magnificenza di questa Basilica, ma dal fatto d’essere qui : la gioia d’essere in questa aula sontuosa ed immensa come in casa vostra, la gioia di sentirvi fedeli autentici, di sentirvi figli della santa Chiesa, la gioia d’avere raggiunto il polo dell’unità e della carità, la gioia di sapervi sopra la tomba di San Pietro, e perciò anche voi inseriti, come pietre vive, nel mistico edificio che Cristo sta misteriosamente costruendo (Cfr. 1 Petr. 2, 5). Alleluia! Noi vorremmo che tutti voi aveste a gustare questo momento di felicità spirituale, e che ne aveste a comprendere la verità, la singolarità, la profondità: essere qui, alleluia! Sono così rari i momenti in cui si può essere felici senza limiti, senza timori, senza rimorsi! Ricordate le strofe del salmo: «Io mi sono rallegrato quando mi hanno detto: andremo nella casa di Iahve!» (Ps. 121), il Dio delle vittorie. E ancora: «Quanto sono amabili le tue tende, o Dio dei cieli; gode e si effonde l’anima mia negli atri del Signore!» (Ps. 83). La religione, la fede, la grazia hanno questi istanti d’esultanza interiore, queste sorprese dello Spirito, questi preludi dolci e impetuosi della vita di Dio in noi. Sì, alleluia, in Cristo e nella Chiesa. «Gioia, gioia, pianti di gioia» (PASCAL).

E se Noi ripetiamo questo grido di esuberante letizia, lo facciamo anche per un’intenzione pastorale. Non basta la gioia di un attimo di pienezza sensibile e spirituale insieme; la gioia dovrebbe essere perenne, anche se in un grado inferiore d’intensità. Il credente, colui ch’è riuscito a incontrare, sia pure nell’incognito del nostro pellegrinaggio terreno (Cfr. Luc. 24, 32) Cristo risorto, dovrebbe avere sempre dentro di sé il carisma del gaudio. Il gaudio, con la pace, è il primo frutto dello Spirito (Gal. 5, 22). E noi sappiamo che nel disegno divino della salvezza esiste un rapporto (che ora non precisiamo) fra lo Spirito e la Chiesa; ci basti ripetere la sentenza scultorea di S. Agostino: quantum quisque amat Ecclesiam, tantum habet Spiritum Sanctum, quanto uno ama la Chiesa, tanto possiede lo Spirito Santo (In Io. 32, 8; PL 35, 1635-1646). Per godere del carisma gaudioso dello Spirito, bisogna amare la Chiesa. Si è parlato del «senso della Chiesa»; noi vorremmo spingere più avanti questo fenomeno interiore, ed esortarvi ad avere «il gusto della Chiesa», che oggi, purtroppo, sembra venir meno in tanti che pur della Chiesa si atteggiano a riformatori: hanno gusto della contestazione, della critica, della emancipazione, della arbitraria concezione, e spesso della sua disgregazione e demolizione. No, non possono avere il «gusto della Chiesa», e fors’anche nemmeno l’amore. Una comprensione vera di ciò che è, di ciò che deve essere (Cfr. S. AUG., De moribus Ecclesiae, 1, 30; PL 32, 1336) noi non vediamo come codesti figli inquieti possono davvero in se stessi sperimentare.
Noi vi auguriamo, Fratelli e Figli, che voi possiate sempre avere nel cuore, pensando alla Chiesa, alla sua storia, alle sue glorie, alle sue debolezze, ai suoi bisogni, alla sua vera rinascita postconciliare, avere sulle labbra e nel cuore il grido pasquale: alleluia!
Vi esorta, vi assiste la Nostra Benedizione Apostolica.

La secolare fede della diocesi di Bergamo

Un cordiale benvenuto vogliamo adesso rivolgere al numeroso gruppo di pellegrini della diletta diocesi di Bergamo, illustre e benedetta patria di Papa Giovanni, guidati dallo zelante pastore, S. E. Mons. Clemente Gaddi.
Avete voluto celebrare, carissimi figli, con un viaggio a Roma il cinquantesimo anniversario della fondazione del vostro settimanale diocesano «La Domenica del Popolo», che con le sue 25.000 copie dà il suo prezioso contributo di informazione e di formazione dei vari strati sociali della vasta diocesi.
Ai redattori, ai sostenitori, ai lettori, a tutti i cari bergamaschi vogliamo esprimere il nostro paterno apprezzamento per tutto quello che il vostro settimanale (cattolico) da tanti anni ha operato, in mezzo a difficoltà e sacrifici, mentre auguriamo che esso possa ancora continuare la sua benemerita azione.
Desideriamo anche ringraziarvi perché il vostro pellegrinaggio, il primo che viene ufficialmente a Roma durante il nostro pontificato, vuole anche essere un filiale atto di devozione alla nostra persona per il cinquantesimo anniversario della nostra ordinazione sacerdotale.
Noi ben conosciamo il vostro secolare attaccamento, geloso e convinto, alla fede cristiana, trasmessavi dai padri, una fede forte come le vostre massicce montagne e serena come le vostre verdi pianure: portate sempre alta questa luce divina, e trasmettetela, insieme con le tipiche virtù della vostra gente, ai vostri figli.
Come segno della Nostra benevolenza ed in auspicio di copiosi doni celesti volentieri impartiamo all’Ecc.mo vostro Pastore, a tutti i presenti, alle vostre famiglie e alla diocesi di Bergamo la propiziatrice Apostolica Benedizione.

Ferrovieri del compartimento di Ancona

Salutiamo i mille ferrovieri e operai del Compartimento delle Ferrovie dello Stato di Ancona, e i trecentocinquanta orfani di ferrovieri, assistiti nei Collegi dell’Opera di Previdenza del Ministero dei Trasporti di Senigallia e Porto San Giorgio. Li guidano i rispettivi Dirigenti compartimentali e l’Arcivescovo di Ancona, Monsignor Carlo Maccari, ai quali porgiamo il nostro più cordiale ringraziamento per aver organizzato, con la collaborazione del Cappellano, Padre Tesei, questo bell’incontro di anime. Grazie a voi, per la vostra venuta, come per tutte le iniziative spirituali che sapete organizzare nel corso dell’anno, tra le quali meritano un cenno particolare i bei presepi, allestiti in varie stazioni ferroviarie del Compartimento. E grazie a codesti carissimi giovanetti, venuti con voi a portarci l’attestazione della loro fede e della loro serietà nel prepararsi alla vita.
La vostra presenza ci dice molte cose: ci parla della vostra onestà, del vostro affetto alla famiglia, delle vostre fatiche quotidiane e notturne nel compimento di uno dei più importanti, necessari e provvidi servizi della società; ci parla soprattutto del vostro impegno cristiano, della testimonianza che volete portare nel mondo del lavoro con l’esempio e con la parola, per fare onore alla Chiesa, alla sua materna presenza, al suo insegnamento per l’elevazione del mondo operaio e per il progresso dei popoli.
Vi conforti in questa volontà la certezza che il Papa vi segue e vi incoraggia, mentre tutti vi benedice, abbracciando nella sua preghiera anche i vostri colleghi e i vostri familiari.

I «Villaggi della Famiglia»

Ora, un benvenuto tutto particolare alla nutrita rappresentanza di muratori e abitanti dei «Villaggi della Famiglia», iniziativa sociale altamente benemerita della città di Brescia e della Congregazione dei Padri Oratoriani della Pace. È venuto ad accompagnarli il Padre Ottorino Marcolini, che salutiamo di cuore. E salutiamo voi, cari bresciani, che col vostro lavoro portate un contributo prezioso ad una delle più urgenti necessità della odierna società: provvedere una casa, che risponda alla dignità umana e cristiana di chi vi abita. Vi esprimiamo tutto il nostro elogio, perché, con la vostra opera sapete dimostrare in forma concreta il vostro amore ai fratelli, e così rispondete fattivamente alle consegne del Concilio Vaticano II, nel quale si è anche sottolineato che l’abitazione è una esigenza delle famiglie (Apostolicam actuositatem, 11), anzi è un diritto dell’uomo (Gaudium et spes, 26), e il provvedervi rientra nei compiti della carità e dell’apostolato laicale (Apostolicam actuositatem, 8, 13).
Il Signore vi ricompensi di tanta generosità, vi ricolmi della sua pace, e faccia delle vostre famiglie altrettante piccole Nazareth, ove regni l’amore reciproco, il timor di Dio e la pienezza della grazia celeste! È l’augurio che vi facciamo, con la Nostra Apostolica Benedizione, che impartiamo a voi, qui presenti, ai vostri cari e, specialmente, ai vostri bambini, agli ammalati, agli anziani.

Giovani dell’Azione Cattolica di Fano

Dobbiamo ora una parola di vivo plauso ad un gruppo assai distinto: sono i soci fondatori del Circolo giovanile di Azione Cattolica «San Giorgio» di Fano, che commemorano il quarantesimo di fondazione; con essi è il Nostro venerato Cardinale Giuseppe Paupini, il quale fu tra i fondatori di quel Circolo e anche il primo assistente ecclesiastico, prima di iniziare il suo alto servizio della Santa Sede.
Ci ha procurato viva compiacenza l’apprendere i motivi, l’impegno, il sacrificio da cui ha preso vita il sodalizio, vedere com’esso mantenga intatti i propri ideali per la maturazione cristiana della gioventù, e, soprattutto, costatare come un’attività tanto provvida sia stata sempre benedetta dal Signore. Il traguardo raggiunto sia pegno di nuovi incrementi, di più ampi sviluppi, di instancabili iniziative, perché i giovani sono la parte prediletta della Chiesa e della società, e occorre perciò seguirli con particolare amore, con sapiente attenzione, con trepida sollecitudine. Tramandate loro la fiaccola ardente, che un giorno sapeste accendere con spirito soprannaturale, formati a una scuola di grande saggezza: e il Signore sarà con voi, sempre. Auspicio della sua protezione e del suo premio sia per voi, come per i diletti soci del Circolo, la Nostra Apostolica Benedizione.

La Pontificia Scuola «Mastai»

Meritevole di un particolare e cordiale saluto, si presenta a noi la Pontificia Scuola «Mastai» - Elementare e Media parificate - di Roma, che celebra il centenario della sua fondazione, e che ha voluto coronare la fausta ricorrenza con l’odierna devota visita al Papa.
Ne accogliamo con profonda compiacenza Superiori ed Insegnanti, Alunni ed ex-Alunni qui convenuti in cospicuo gruppo, unitamente ai loro familiari.
Mentre il nostro pensiero si eleva, reverente e grato, al Nostro Predecessore Pio IX di v. m., che tale Scuola promosse e di persona volle inaugurare il 14 ottobre 1869, desideriamo anzitutto esprimere un sincero plauso ai benemeriti Fratelli delle Scuole Cristiane, ai quali l’Istituzione fu affidata dallo stesso Sommo Pontefice, e che, nell’arco dei cento anni trascorsi, vi hanno dedicato cure sapienti e generose, sì da farne, per la serietà degli studi e per il fervore di apostolato, la più conosciuta ed apprezzata scuola del Rione Trasteverino.

Cari e venerati Religiosi! Noi guardiamo con viva riconoscenza alla missione a cui vi siete consacrati, l’educazione della gioventù; guardiamo alla fede, alla pietà e all’abnegazione che le danno vigore; guardiamo alla efficacia della vostra pedagogia e alla fiducia che sapete ottenere dalle famiglie, premurose della formazione dei loro figlioli; guardiamo ai frutti della vostra delicata e ardua attività, frutti invero abbondanti non solo nella quantità, ma nella qualità altresì, se la loro qualità deve desumersi dalla perseveranza della formazione impartita e dall’affezione, che i vostri alunni, anche diventati adulti, conservano per i loro maestri. Abbiate dunque il meritato elogio per la vostra appassionata opera di educatori e di apostoli, e siate da noi confortati nella costante dedizione a prodigarvi per il vero e duraturo bene della gioventù.
E a voi, carissimi Alunni, siamo lieti di manifestare il Nostro affetto paterno. Sappiamo con quanta diligenza e forza di volontà procurate di accogliere e di seguire gli insegnamenti e gli esempi dei vostri maestri. Bravi! Ciò offre motivo di intimo gaudio al nostro cuore e ci suggerisce ogni migliore speranza per il vostro avvenire. Continuate ad applicarvi con serietà nella vostra formazione culturale e spirituale; siate sempre di esempio in mezzo ai vostri compagni; coltivate, come esorta San Paolo, le aspirazioni a «tutto quello che è vero, tutto quello che è onesto, tutto quello che è giusto, tutto quello che è santo, tutto quello che rende amabile: e il Signore della pace sarà con voi» (Phil. 4, 8-9).
La Nostra Apostolica Benedizione avvalori i sentimenti e i propositi che la ricorrenza centenaria suscita nell’animo dei Superiori, degli Insegnanti, degli Alunni ed ex-Alunni della Pontificia Scuola «Mastai», sia conferma della Nostra incoraggiante benevolenza, e ottenga ad essi e alle rispettive famiglie i continui favori dell’assistenza celeste.

La società «Viticola Toscana»

Salutiamo ora con vivo compiacimento i partecipanti all’assemblea annuale della Società Agricola Immobiliare «Viticola Toscana», con sede in Pitigliano, che si svolge in questi giorni a Roma. Il nostro cordiale benvenuto va al suo Presidente, all’Amministratore Delegato, ai Consiglieri, ai Soci, ai loro familiari e agli addetti alle fattorie.
La delicatezza dei sentimenti che vi ha portati a questa udienza non lascia insensibile il nostro animo; e ve ne esprimiamo un sincero ringraziamento, lieti dell’occasione che ci si offre per attestarvi la nostra stima e il nostro affetto.
Non ignoriamo lo scopo della vostra Società, sorta per contribuire a risolvere, in modo più adeguato e moderno, i numerosi ed assillanti problemi dell’agricoltura. Auspichiamo pertanto che il vostro generoso e comune impegno sia coronato da fecondi risultati; e vi esortiamo altresì a continuare nel compimento del quotidiano dovere con serena fiducia, dando sempre un soffio interiore di alti e nobili pensieri al vostro lavoro, quelli cioè dell’onestà, dell’amicizia, della fratellanza e della operante solidarietà; ed avvalorando la vostra fatica con la professione franca e coraggiosa della fede cristiana, che oggi avete voluto attestare presso la tomba del Principe degli Apostoli.
Noi vi accompagniamo col nostro cordiale incoraggiamento e con la preghiera, invocando su di voi, sulle vostre attività e su tutti i vostri cari, la continua assistenza del Signore, di cui vuol essere consolante pegno la Nostra Apostolica Benedizione.

Il concorso «Veritas» della diocesi di Grosseto

Una parola di saluto vogliamo anche indirizzare ai cari studenti, vincitori del «Concorso Veritas» della Diocesi di Grosseto e dell’Abbazia dei Santi Vincenzo e Anastasio alle Tre Fontane, accompagnati dall’Amministratore Apostolico Monsignor Primo Gasbarri, dal Provveditore agli Studi di Grosseto, Dott. Mariano Romano, dai presidi e dai docenti; come pure salutiamo i bambini dell’orfanotrofio maschile della stessa diocesi, retto dalle Suore di Maria Ausiliatrice.
Mentre vi esprimiamo, carissimi figliuoli, il nostro vivo compiacimento perché questo viaggio a Roma è testimonianza e premio dell’applicazione da voi dimostrata nello studio della Religione, desideriamo in questa lieta occasione ripetervi le parole che San Giacomo rivolgeva ai cristiani del primo secolo: «Accogliete con dolcezza la parola che è stata seminata in voi, e che può salvare le anime vostre; mettete dunque in pratica la parola, e non vi limitate ad ascoltarla» (Iac. 1, 21-22).
Date pertanto un concreto esempio di fede cristiana in mezzo ai vostri condiscepoli, in una gioiosa adesione al messaggio evangelico e in intima unione e amicizia col Cristo Redentore.
Con questi auspici, volentieri vi impartiamo l’Apostolica Benedizione.

Pensiero riconoscente alla città di Cagliari

Voi sapete che ieri io sono stato a Cagliari e ho visitato un villaggio per le famiglie bisognose, povere: si chiama il villaggio di Sant’Elia. È stata un’accoglienza cordialissima, bellissima. Io ero circondato da bambini, avevo davanti giovanotti, avevo tutte quelle famiglie intorno a me; sono andato a piedi anche in mezzo al quartiere, sono salito a visitare una casa dove c’era una famiglia poverissima e la mamma inferma con sei figli, e un padre, ottimo e laborioso, ma semidisoccupato.
Un’accoglienza commovente; ho quasi dovuto difendermi dalle unanimi espressioni di cordialità, e sono partito pacificamente. Se voi leggete i giornali di questa mattina, anche quelli, anzi, purtroppo quelli, che si dicono i grandi giornali, vedete assolutamente travisata la notizia: dovrei dire che questa volta non sono giornali informatori, ma sono deformatori!
Dobbiamo dare questa rettifica non solo per la verità, ma anche per l’onore di quella popolazione, non meno cordiale e cortese di tutta l’immensa folla cagliaritana e sarda incontrata nella Nostra visita.

                                            



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