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PAOLO VI

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 12 giugno 1974

 

Voti per la perenne fedeltà del Portogallo a Cristo Salvatore presente tra noi

Mentre ancora la Pentecoste, cioè la festa che commemora l’animazione della Chiesa per opera dello Spirito Santo, ci illumina e ci rallegra, un aspetto essenziale e vitale di questo avvenimento ci si presenta, ed è quello della sua permanenza. La Pentecoste non è un fatto lontano e ormai passato alla storia; è un fatto che resta, è una storia perenne. La Chiesa vive tuttora in virtù di questa prodigiosa infusione della grazia divina, di questa Carità diffusa nei nostri cuori (Cfr. Rom. 5, 5); l’umanità, che compone la Chiesa, è vivificata dallo Spirito, che Cristo salito nella gloria del Padre, manda come Capo al suo corpo rimasto sulla terra e nel tempo (Cfr. Io. 16, 7): «Se Io vado, Egli disse nella memorabile notte dell’ultima Cena, manderò a voi» il Paraclito, lo Spirito di verità «perché rimanga in eterno con voi» (Io. 14, 16, 17). È il grande mistero del Corpo mistico, mistero centrale del cristianesimo vivo e vero, da meditare e da custodire gelosamente. S. Agostino ancora ci è maestro: «Solo la Chiesa cattolica, egli scrive e ripete, è il corpo di Cristo, di cui Egli è il Capo e il Salvatore (Eph. 5, 23). Fuori di questo corpo lo Spirito Santo non vivifica alcuno . ..; non è partecipe della divina Carità chi è ostile all’unità. Non hanno lo Spirito Santo coloro che sono fuori della Chiesa . . . Chi vuole avere lo Spirito Santo, badi bene di non rimanere fuori della Chiesa» (S. AUG. Epist. 185, c. XI, 50; PL 33, 815; cfr. Tract. in Io. 27, 6; PL 35, 1618: «nulla deve tanto temere un cristiano quanto l’essere separato dal corpo di Cristo; se infatti è separato dal corpo di Cristo, non è suo membro; se non è suo membro, non è alimentato dallo Spirito di Lui»).

Questo ci porterebbe a riflettere sulla necessità d’essere debitamente inseriti nelle strutture istituzionali che dànno consistenza di corpo alla Chiesa, e che sono qui proclamate come condizione di fruire dell’animazione dello Spirito Santo, che è propria del corpo stesso della Chiesa, il corpo mistico di Cristo.
Ma noi ora lasciamo correre il nostro pensiero, dicevamo, ad un altro effetto proprio della Pentecoste, di questa misteriosa e meravigliosa animazione soprannaturale, prodotta dall’infusione dello Spirito Santo nel corpo visibile, sociale, umano dei seguaci di Cristo; ed è questo: la perenne giovinezza della Chiesa. Come in una fontana lo zampillo d’acque resta sempre alto, vivace e fresco, finché la corrente irrompente dell’acqua lo nutre, anche se l’acqua stessa cade e si diffonde sul piano, così l’umanità che compone la Chiesa, subendo la sorte del tempo è sepolta nella morte temporale, ma con ciò non si sospende, non si interrompe la testimonianza della Chiesa nella storia per il passare dei secoli; lo ha profetato e promesso Gesù: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Matth. 28, 20). Lo aveva lasciato capire anche a Simone, quando gli impose un nome d’immortalità: «Tu sei Pietro, e su questa Pietra edificherò la mia Chiesa, e le potenze degli inferi non potranno prevalere contro di essa» (Matth. 16, 18).

Si può subito obiettare, con tanta gente del giorno d’oggi: che la Chiesa sia permanente, può essere; dura da quasi venti secoli; ma proprio per questa sua durata, essa è antica, è vecchia. La perennità non è giovinezza. E gli uomini d’oggi amano le cose moderne, mobili, effimere piuttosto; non le cose vecchie. Rispettano la storia, se volete; ammirano l’archeologia; ma essi scelgono l’attualità.
Ora la Chiesa sarà venerabile per la sua antichità, per una certa sua immobilità nel passare del tempo; ma, essi dicono, non è viva di quel respiro odierno ch’è sempre nuovo; non è giovane.
L’obiezione è forte, e meriterebbe un lungo trattato, dalle molte pagine, cosmiche, teologiche, filosofiche, storiche, antropologiche, fenomenologiche, eccetera, per rispondervi. Ma poi l’equazione perennità-giovinezza può bastare da sé alle menti aperte alla verità.
Perché è proprio così, e «questo è cosa meravigliosa ai nostri occhi» (Matth. 21, 42): la Chiesa è giovane. E ciò che stupisce ancor più si è che i nervi della sua gioventù derivano dalla sua inalterabile persistenza nel tempo. Il tempo non fa invecchiare la Chiesa; la fa crescere, la provoca alla vita, alla pienezza. Siamo più precisi: la parte umana della Chiesa può subire, e di fatto subisce, le inesorabili leggi della storia e del tempo: la sua manifestazione umana può decadere, può invecchiare, può morire; e muoiono difatti tante membra della Chiesa; nazioni intere sono riuscite a soffocare la sua vita temporale, a sopprimere la sua presenza storica; e poi, è chiaro, muoiono, come tutti i mortali (e forse per più facili e aggressivi motivi) tutti coloro che umanamente compongono la Chiesa; ma essa, la Chiesa, non solo ha in se stessa un invincibile principio soprannaturale, ultrastorico, di immortalità, ma possiede altresì energie incalcolabili di rinnovamento.
Di che cosa s’è parlato in questo periodo del Concilio, se non di «aggiornamento», che vuol dire ringiovanimento? e che cosa propone a noi l’Anno Santo, se non un programma di rinnovamento?

Tanto che oggi la Chiesa deve ammonire tanti suoi figli di non cadere in equivoco, cioè di non pensare che sia rinnovamento l’acquiescenza alla moda del mondo, il quale non sa più come sfuggire alla legge della morte, che assale e consuma ogni suo valore puramente temporale, se non accelerando il suo moto, un moto spesso di fuga dalle cose che lo qualificano; ed ecco la rivoluzione come programma inesauribile della vita politica e sociale; ecco la «moda» in ogni cosa a cui non è più concesso di vivere, che l’espace d’un matin . . . Certo la Chiesa, quando parla di rinnovamento, quando provvede al suo ringiovanimento, non può senz’altro uniformarsi alla vertigine dei cambiamenti del mondo esteriore, in cui tuttavia si svolge la sua esistenza storica e temporale; potrà accogliere e scegliere tante forme umane di vita moderna; potrà camminare al passo del costume sociale, quando questo non offenda i criteri di vita, ch’essa deve a sé ‘derivare dal Vangelo e da certa sua inviolabile e sempre feconda tradizione.
Ma è altrettanto certo che la Chiesa, fedele alla sua interiore ispirazione religiosa, capisce l’uomo, sì, anche l’uomo moderno, ed è, oggi più che mai forse, in grado di avvicinarlo, di ascoltarlo, di confortarlo e di consegnargli quel messaggio di verità, che solo ha il segreto, per ogni tempo, per ogni popolo, per ogni umana esistenza, il segreto della Vita (Cfr. Gaudium et Spes). Questa è la giovinezza della Chiesa.
A voi, giovani specialmente, affinché abbiate nella Chiesa fiducia.
Con la nostra Apostolica Benedizione.

Pontificio Collegio Beda

Vogliamo dire una parola speciale al Collegio Beda. Noi volevamo venire personalmente a farvi visita, ma non perdiamo questa speranza. Gran e d è la nostra comprensione per la vostra presenza a Roma e per la vostra storia spirituale. Noi pensiamo, proprio collegandoci al nome del vostro Collegio, che voi siete la continuazione della tradizione cattolica della vostra patria. Noi vogliamo assicurarvi che la Chiesa Cattolica Romana, antica e sempre giovane, vi accoglie con grande affezione: sia con voi la nostra preghiera e la nostra Benedizione.

We wish to say a special word to the Rector and community of the Pontifical Beda College, especially to those who have recently been ordained during this year of celebration of the thirteenth centenary of the birth of Saint Bede. Two things stand out in the life of Venerable Bede, and they are things which we know you will be proud to imitate: a dedication to priestly prayer and learning, and a deep and affectionate loyalty to the See of Rome.
You who have studied for the priesthood here in Rome can follow the example of Venerable Bede by being faithful to prayer and study, and by constantly assuring those in your pastoral care that the Pope is close to them, prays for them and loves them. In this way you will strengthen the bonds of unity within the Church, and prove yourselves worthy heirs to Saint Bede and to his spiritual brothers, to Cuthbert and Benet Biscop, Augustine, Columba and Aidan, whose names alone are a chapter of priestly virtues and a litany of loyalty to the Church.

Cattolici svedesi

We are happy to offer a word of greeting to a group of Catholic pilgrims from Goteborg in Sweden together with their parish clergy. It is always a pleasure for us to receive visitors from Scandinavia, and in particular our own sons and daughters from those northern lands. We pray that your stay in Rome will be an occasion of many graces, enabling you to give an ever stronger example of Christian faith and practice in your free and ancient homeland. We also ask you to carry our greetings to your families and friends.

Ammalati inglesi

Once more we have the pleasure of welcoming a group of the sick and handicapped from England whose journey to Rome has been made possible by the Across Trust. We greet you and we express the hope that your pilgrimage will be filled with joy.
May you take home many happy memories that will help you in the future. Always remember that God loves you in a special way and that you have an important part to play in God’s plan.

                 



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