DISCORSO DEL SANTO PADRE PAOLO VI
AL CONSIGLIO DELLA SEGRETERIA GENERALE
DEL SINODO DEI VESCOVI
Sabato, 24 marzo 1973
Venerabili Fratelli,
Siamo lieti della vostra presenza, che ormai suole esserci offerta ad intervalli di tempo, e salutiamo di cuore voi tutti, che per alcuni giorni avete atteso ad un lavoro concernente la vita della Chiesa universale. Le vostre discussioni infatti hanno avuto lo scopo di preparare la prossima Sessione del Sinodo dei Vescovi. Questo va felicemente affermandosi come istituzione ecclesiale per la regolarità della sua convocazione, che ormai si prevede triennale, in conformità al desiderio espresso da molte Conferenze Episcopali; ma su questo punto si chiederà nuovamente il parere dei Membri della prossima Assemblea sinodale.
Questo affermarsi del Sinodo risulta anche dai temi importanti che sono sottoposti al suo esame. Infatti il tema della prossima Sessione è il seguente: si discuterà cioè della evangelizzazione del mondo contemporaneo. Non vi è dubbio, Venerabili Fratelli, che spesso la convivenza e la condotta degli uomini subiscono oggi un processo di secolarizzazione e sono aliene dai valori religiosi. Bisognerà pertanto considerare attentamente come si siano applicate o come debbano applicarsi le norme sapienti contenute nei documenti conciliari «Gaudium et Spes» e «Ad Gentes divinitus».
Parimente sarà necessario esaminare i metodi adatti allo scopo, farne un confronto e stabilirne un coordinamento. In breve, occorrerà una sollecita e profonda presa di coscienza sulla virtù del Vangelo, che noi annunciamo agli uomini del nostro tempo, e sulla sua reale capacità di trasformarli.
Dopo queste considerazioni, desideriamo aggiungere una parola di spiegazione in merito all’accenno da noi fatto nel Concistoro segreto, del 5 marzo corrente, sullo studio (in corso) circa l’aggiornamento della legislazione, che regola l’elezione del Romano Pontefice. Tale studio non è ancora terminato, poiché il tema è assai delicato per le sue implicazioni sia storiche che giuridiche.
Perciò solleviamo anche davanti a voi la questione, proposta in quella circostanza, circa l’opportunità di associare ai membri del Sacro Collegio, aventi diritto ad entrare in Conclave come elettori del Romano Pontefice anche i componenti il Consiglio della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi, purché essi, quando ha luogo il Conclave, siano in carica e non abbiano superato gli ottanta anni.
Come è noto, i quindici membri di questo Consiglio - dodici dei quali sono scelti liberamente da tutti i componenti il Sinodo e tre nominati dal Papa - rimangono in carica fino al Sinodo seguente, e precisamente fino alla conferma, da parte del Sommo Pontefice, della elezione dei nuovi membri e alla nomina dei tre, che secondo il Regolamento spetta a Lui di scegliere. Nell’ipotesi che quanto sopra venga attuato, stabiliamo che tali membri siano abilitati a partecipare ad una elezione papale, che potrebbe effettuarsi durante il loro mandato; cioè - precisiamo - essi godranno di tale diritto se la loro designazione a membri del Consiglio di Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi sarà esplicitamente e nominatamente approvata dall’autorità pontificia.
Questo progetto, al quale pensiamo da tempo e che riteniamo in armonia con la storia del Sacro Collegio Cardinalizio e corrispondente ai vari voti manifestati dopo il recente Concilio Ecumenico, presenterebbe, a nostro avviso, il duplice vantaggio di associare allo stesso Sacro Collegio, per la elezione del Papa, una rappresentanza altamente qualificata del Sinodo dei Vescovi, e di ammettere alla stessa elezione un gruppo che si rinnova di frequente.
In questa eventualità, il Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, che non fa parte del Consiglio, entrerebbe nel Conclave come Segretario aggiunto del medesimo, associato, in questa funzione, al Segretario del Sacro Collegio.
In pari tempo si sta pensando se, essendo state sollevate obiezioni circa l’aggregazione al Sacro Collegio Cardinalizio, istituzione Romana e Latina, di chi riveste l’alta funzione patriarcale, non convenga proporre ai venerandi Patriarchi delle Chiese Orientali in comunione con questa Apostolica Sede una analoga partecipazione all’elezione del Romano Pontefice, il Quale, come pure è noto, non è soltanto Patriarca della Chiesa Latina, ma, in quanto Successore di Pietro, è anche Capo di tutta la Chiesa e, come afferma il Concilio Vaticano II, è «il perpetuo e visibile principio e fondamento dell’unità sia dei Vescovi sia della moltitudine dei fedeli» (Cost. dogm. Lumen Gentium, 23). I detti Patriarchi, in questa eventualità, potrebbero partecipare a tale elezione soltanto se, dopo la loro legittima elezione, avranno ricevuto esplicitamente la comunione dal Sommo Pontefice.
Tutto questo abbiamo voluto esporvi, Venerabili Fratelli, anche per darvi un attestato della nostra stima e del nostro fraterno affetto. E ora vi accompagniamo con i nostri voti confermati dalla Benedizione Apostolica, che di gran cuore impartiamo a voi e alle diocesi affidate alle vostre cure.
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