51
CAPITOLO TERZO
VI TRASMETTO
QUELLO CHE HO RICEVUTO
(cfr
1 Cor
15,3)
La Chiesa, madre della nostra fede
37.âÂÂChi si è aperto allâÂÂamore di Dio, ha ascol-
tato la sua voce e ha ricevuto la sua luce, non
può tenere questo dono per sé. Poiché la fede è
ascolto e visione, essa si trasmette anche come
parola e come luce. Parlando ai Corinzi, lâÂÂApo-
stolo Paolo ha usato proprio queste due imma-
gini. Da un lato, egli dice: «Animati tuttavia da
quello stesso spirito di fede di cui sta scritto:
Ho
creduto, perciò ho parlato,
anche noi crediamo e per-
ciò parliamo » (
2 Cor
4,13). La parola ricevuta si
fa risposta, confessione e, in questo modo, risuo-
na per gli altri, invitandoli a credere. DallâÂÂaltro,
san Paolo si riferisce anche alla luce: « Riflettendo
come in uno specchio la gloria del Signore, venia-
mo trasformati in quella medesima immagine »
(
2 Cor
3,18). ÃÂ una luce che si rispecchia di volto
in volto, come Mosè portava in sé il riflesso della
gloria di Dio dopo aver parlato con Lui: « [Dio]
rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la co-
noscenza della gloria di Dio sul volto di Cristo »
(
2 Cor
4,6). La luce di Gesù brilla, come in uno
specchio, sul volto dei cristiani e così si diffonde,
così arriva fino a noi, perché anche noi possiamo
partecipare a questa visione e riflettere ad altri la
sua luce, come nella liturgia di Pasqua la luce del