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dividuale. Una verità comune ci fa paura, perché
la identifichiamo con lâÂÂimposizione intransigente
dei totalitarismi. Se però la verità è la verità dellâÂÂa-
more, se è la verità che si schiude nellâÂÂincontro
personale con lâÂÂAltro e con gli altri, allora resta
liberata dalla chiusura nel singolo e può fare par-
te del bene comune. Essendo la verità di un amo-
re, non è verità che sâÂÂimponga con la violenza,
non è verità che schiaccia il singolo. Nascendo
dallâÂÂamore può arrivare al cuore, al centro perso-
nale di ogni uomo. Risulta chiaro così che la fede
non è intransigente, ma cresce nella convivenza
che rispetta lâÂÂaltro. Il credente non è arrogante; al
contrario, la verità lo fa umile, sapendo che, più
che possederla noi, è essa che ci abbraccia e ci
possiede. Lungi dallâÂÂirrigidirci, la sicurezza della
fede ci mette in cammino, e rende possibile la
testimonianza e il dialogo con tutti.
DâÂÂaltra parte, la luce della fede, in quanto
unita alla verità dellâÂÂamore, non è aliena al mondo
materiale, perché lâÂÂamore si vive sempre in corpo
e anima; la luce della fede è luce incarnata, che
procede dalla vita luminosa di Gesù. Essa illumi-
na anche la materia, confida nel suo ordine, co-
nosce che in essa si apre un cammino di armonia
e di comprensione sempre più ampio. Lo sguar-
do della scienza riceve così un beneficio dalla
fede: questa invita lo scienziato a rimanere aperto
alla realtà , in tutta la sua ricchezza inesauribile. La
fede risveglia il senso critico, in quanto impedisce
alla ricerca di essere soddisfatta nelle sue formule
e la aiuta a capire che la natura è sempre più gran-