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30.âÂÂLa connessione tra il vedere e lâÂÂascoltare,
come organi di conoscenza della fede, appare
con la massima chiarezza nel Vangelo di Gio-
vanni. Per il quarto Vangelo, credere è ascoltare
e, allo stesso tempo, vedere. LâÂÂascolto della fede
avviene secondo la forma di conoscenza propria
dellâÂÂamore: è un ascolto personale, che distingue
la voce e riconosce quella del Buon Pastore (cfr
Gv
10,3-5); un ascolto che richiede la sequela,
come accade con i primi discepoli che, « senten-
dolo parlare così, seguirono Gesù » (
Gv
1,37).
DâÂÂaltra parte, la fede è collegata anche alla visio-
ne. A volte, la visione dei segni di Gesù precede la
fede, come con i giudei che, dopo la risurrezione
di Lazzaro, « alla vista di ciò che egli aveva com-
piuto, credettero in lui » (
Gv
11,45). Altre volte,
è la fede che porta a una visione più profonda:
« Se crederai, vedrai la gloria di Dio » (
Gv
11,40).
Alla fine, credere e vedere sâÂÂintrecciano: «Chi
crede in me [â¦] crede in colui che mi ha manda-
to; chi vede me, vede colui che mi ha mandato »
(
Gv
12,44-45). Grazie a questâÂÂunione con lâÂÂascol-
to, il vedere diventa sequela di Cristo, e la fede
appare come un cammino dello sguardo, in cui
gli occhi si abituano a vedere in profondità . E
così, il mattino di Pasqua, si passa da Giovanni
che, ancora nel buio, davanti al sepolcro vuoto,
âÂÂvide e credetteâ (
Gv
20,8); a Maria Maddalena
che, ormai, vede Gesù (cfr
Gv
20,14) e vuole
trattenerlo, ma è invitata a contemplarlo nel suo
cammino verso il Padre; fino alla piena confes-
sione della stessa Maddalena davanti ai discepoli:
«Ho visto il Signore! » (
Gv
20,18).