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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
AL II CONGRESSO CONTINENTALE LATINOAMERICANO DELLE VOCAZIONI
[CARTAGO, 31 GENNAIO - 5 FEBBRAIO 2011]

 

Cari fratelli nell’Episcopato,
Amati presbiteri, religiose, religiosi e fedeli laici

Fra breve si compiranno 17 anni dal Primo Congresso Continentale Latinoamericano delle Vocazioni, convocato dalla Santa Sede, in stretta collaborazione con il Consiglio Episcopale Latinoamericano e con la Confederazione Latinoamericana dei Religiosi. Quell’evento fu un’importante occasione per rilanciare in tutto il Continente la pastorale vocazionale. Il presente Congresso, che vi apprestate a celebrare nella città di Cartago, in Costa Rica, è un’iniziativa dei vescovi responsabili della pastorale vocazionale dell’America Latina e dei Caraibi, con la quale si vuole proseguire il cammino già iniziato, nel contesto di quel grande impulso missionario promosso dalla V Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano, ad Aparecida (Documento conclusivo, n. 548). La grande opera dell’evangelizzazione richiede un numero sempre più grande di persone che rispondano generosamente alla chiamata di Dio e si dedichino per tutta la vita alla causa del Vangelo. Un’azione missionaria più incisiva reca come frutto prezioso, oltre al rafforzamento della vita cristiana in generale, l’aumento delle vocazioni di speciale consacrazione. In qualche modo, l’abbondanza delle vocazioni è un segno eloquente di vitalità ecclesiale, come pure della forte esperienza della fede da parte di tutti i membri del popolo di Dio.

La Chiesa, nel più profondo di sé, ha una dimensione vocazionale implicita già nel suo significato etimologico: «assemblea convocata» da Dio. La vita cristiana partecipa a sua volta a questa stessa dimensione vocazionale che caratterizza la Chiesa. Nell’animo di ogni cristiano risuona sempre e nuovamente quel «seguimi» di Gesù agli apostoli, che cambiò per sempre la loro vita (cfr. Mt 4, 19).

In questo secondo Congresso, che ha come motto «Maestro, sulla tua Parola getterò le reti» (Lc 5, 5), i vari agenti di pastorale vocazionale della Chiesa in America Latina e nei Caraibi si sono riuniti con l’obiettivo di rafforzare la pastorale vocazionale, affinché i battezzati accolgano la loro chiamata a essere discepoli e missionari di Cristo, nelle circostanze attuali di queste amate terre. A tale proposito, il Concilio Vaticano II afferma che «Il dovere di promuovere le vocazioni sacerdotali spetta a tutta la comunità cristiana, che è tenuta ad assolvere questo compito anzitutto con una vita perfettamente cristiana» (Optatam totius, n. 2). La pastorale vocazionale deve essere pienamente inserita nell’insieme della pastorale generale, con una presenza capillare in tutti gli ambiti pastorali concreti (cfr. v Conferenza Generale, Aparecida, Documento conclusivo, n. 314). L’esperienza ci insegna che, laddove ci sono una buona pianificazione e una pratica costante della pastorale vocazionale, le vocazioni non mancano. Dio è generoso, e altrettanto generoso dovrebbe essere l’impegno pastorale vocazionale in tutte le Chiese particolari.

Fra i molti aspetti che si potrebbero considerare per coltivare le vocazioni, vorrei sottolineare l’importanza di curare la vita spirituale. La vocazione non è frutto di un progetto umano o di un’abile strategia organizzativa. Nella sua realtà più profonda, è un dono di Dio, un’iniziativa misteriosa e ineffabile del Signore, che entra nella vita di una persona seducendola con la bellezza del suo amore, e suscitando di conseguenza un donarsi totale e definitivo a questo amore divino (cfr. Gv 15, 9.16). Bisogna tenere sempre presente il primato della vita dello spirito come base di ogni programmazione pastorale. È necessario offrire alle giovani generazioni la possibilità di aprire il proprio cuore a una realtà più grande: a Cristo, l’unico che può dare senso e pienezza alla loro vita. Dobbiamo vincere la nostra autosufficienza e andare con umiltà dal Signore, supplicandolo di continuare a chiamare molti. Ma allo stesso tempo il rafforzamento della nostra vita spirituale ci deve portare a identificarci sempre più con la volontà di Dio e a offrire una testimonianza più nitida e trasparente di fede, di speranza e di carità.

Certamente, la testimonianza personale e comunitaria di una vita di amicizia e d’intimità con Cristo, di totale e gioioso dono di sé a Dio, occupa un posto di prim’ordine nell’opera di promozione vocazionale. La testimonianza fedele e gioiosa della propria vocazione è stata ed è un mezzo privilegiato per risvegliare in tanti giovani il desiderio di seguire i passi di Cristo, come pure il coraggio di proporre con delicatezza e rispetto la possibilità che Dio chiami anche loro. Spesso la vocazione divina si fa strada attraverso una parola umana o grazie a un ambiente in cui si sperimenta una fede viva. Oggi, come sempre, i giovani «sono sensibili alla chiamata di Cristo che li invita a seguirlo» (Discorso nella sessione inaugurale della V Conferenza Generale, Aparecida, 13 maggio 2007). Il mondo ha bisogno di Dio, e per questo avrà sempre bisogno di persone che vivano per Lui e che lo annuncino agli altri (cfr. Lettera ai seminaristi, 18 ottobre 2010).

La preoccupazione per le vocazioni occupa un posto privilegiato nel mio cuore e nelle mie preghiere. Vi incoraggio, quindi, cari fratelli e sorelle, a dedicarvi con tutte le vostre forze e i vostri talenti a questo compito appassionante e urgente per il quale il Signore saprà ricompensare abbondantemente. Imploro sugli organizzatori e sui partecipanti a questo Congresso l’intercessione della Vergine Maria, vero modello di risposta generosa all’iniziativa di Dio, e allo stesso tempo imparto una speciale Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 21 gennaio 2011

 

BENEDICTUS PP. XVI

    



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