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pubblicamente la propria fede ».
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Un sano plu-
ralismo, che davvero rispetti gli altri ed i valori
come tali, non implica una privatizzazione del-
le religioni, con la pretesa di ridurle al silenzio
e allâoscurità della coscienza di ciascuno, o alla
marginalità del recinto chiuso delle chiese, del-
le sinagoghe o delle moschee. Si tratterebbe,
in definitiva, di una nuova forma di discrimi-
nazione e di autoritarismo. Il rispetto dovuto
alle minoranze di agnostici o di non credenti
non deve imporsi in un modo arbitrario che
metta a tacere le convinzioni di maggioranze
credenti o ignori la ricchezza delle tradizio-
ni religiose. Questo alla lunga fomenterebbe
più il risentimento che la tolleranza e la pace.
256.âAl momento di interrogarsi circa lâinci-
denza pubblica della religione, bisogna distingue-
re diversi modi di viverla. Sia gli intellettuali sia
i commenti giornalistici cadono frequentemente
in grossolane e poco accademiche generalizza-
zioni quando parlano dei difetti delle religioni e
molte volte non sono in grado di distinguere che
non tutti i credenti â né tutte le autorità religio-
se â sono uguali. Alcuni politici approfittano di
questa confusione per giustificare azioni discri-
minatorie. Altre volte si disprezzano gli scritti
che sono sorti nellâambito di una convinzione
credente, dimenticando che i testi religiosi classi-
ci possono offrire un significato destinato a tutte
203
âB
enedettto
XVI, Esort. ap. postsinodale
Ecclesia in
Medio Oriente
(14 settembre 2012), 26:
AAS
104 (2012), 762.