187
sto dialogo è in primo luogo una conversazione
sulla vita umana o semplicemente, come propon-
gono i vescovi dellâIndia « unâatteggiamento di
apertura verso di loro, condividendo le loro gioie
e le loro pene ».
194
Così impariamo ad accettare gli
altri nel loro differente modo di essere, di pensa-
re e di esprimersi. Con questo metodo, potremo
assumere insieme il dovere di servire la giustizia
e la pace, che dovrà diventare un criterio fonda-
mentale di qualsiasi interscambio. Un dialogo in
cui si cerchi la pace sociale e la giustizia è in sé
stesso, al di là dellâaspetto meramente pragmati-
co, un impegno etico che crea nuove condizioni
sociali. Gli sforzi intorno ad un tema specifico
possono trasformarsi in un processo in cui, me-
diante lâascolto dellâaltro, ambo le parti trovano
purificazione e arricchimento. Pertanto, anche
questi sforzi possono avere il significato di amo-
re per la verità .
251.âIn questo dialogo, sempre affabile e cor-
diale, non si deve mai trascurare il vincolo essen-
ziale tra dialogo e annuncio, che porta la Chiesa
a mantenere ed intensificare le relazioni con i
non cristiani.
195
Un sincretismo conciliante sa-
rebbe in ultima analisi un totalitarismo di quanti
pretendono di conciliare prescindendo da valori
che li trascendono e di cui non sono padroni. La
194
âC
atholic
B
ishops
â C
onference
of
I
ndia
, Dichiara-
zione finale della 30.ma Assemblea generale:
The Churchâs Role for
a better India
(8 marzo 2012), 8.9.
195
âCfr
Propositio
53.