«Quando volgiamo lo sguardo agli eventi di questo secolo che s'avvia alla conclusione, ci si presentano davanti agli occhi le due guerre mondiali... Come dimenticare i campi di morte, come dimenticare i figli di Israele crudemente sterminati, come dimenticare i santi martiri: Padre Massimiliano Kolbe e Suor Edith Stein e tanti altri? ...Il Concilio che ha preparato la Chiesa ad entrare nel terzo millennio ha ribadio che il mondo, teatro della storia del genere umano, è liberato dalla schiavitù del peccato da Cristo crocifisso e risorto... Ecco come i credenti guardano al mondo dei nostri giorni, mentre gradualmente avanzano verso la soglia dell'Anno Duemila». (Giovanni Paolo II, omelia della Santa Messa del primo gennaio 1999)
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La "vigilia" del Terzo Millennio È stato il Natale della "vigilia", l'ultimo Natale prima del Grande Giubileo dell'Anno Duemila. Da Roma fino ai più nascosti angoli della terra i cristiani hanno rivolto il pensiero alla notte del 24 dicembre 1999 quando si spalancherà la Porta Santa e si celebreranno i duemila anni dalla nascita di Cristo. A questo grande appuntamento di Chiesa più volte Giovanni Paolo II ha fatto riferimento in questi giorni di festa. Il martirologio della Chiesa contemporanea Anche il 1999 si è aperto nel segno del martirio. In Angola, dove divampa una guerra fratricida, un sacerdote ed due seminaristi sono stati barbaramente uccisi. Nel rendere omaggio a questi eroici testimoni del Vangelo vogliamo ricordare i nomi di tutti coloro sacerdoti, religiosi e religiose, seminaristi e laici che hanno pagato con la vita nel 1998 la loro fedeltà totale a a Dio, alla Chiesa ed ai fratelli.
Grida di desolazione dal mondo «Da varie parti del mondo continuano a levarsi grida di desolazione a causa di guerre e sopraffazioni. Il mio pensiero va, in questo momento, all'Angola,... alla Repubblica del Congo,... alla Sierra Leone,... al Kosovo...» Nel nome dei diritti di ogni uomo, Giovanni Paolo II all'Angelus del 3 gennaio si è fatto eco del grido di desolazione di interi Popoli e Nazioni. È un grido di dolore che il Papa ha rilanciato alla coscienza del mondo e che non può restare inascoltato.
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